26.3.10

IO SONO L'AMORE

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
attenzione agli orari che seguono: 
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.15 - 18.20 - 20.25 - 22.30
-
REGIA di Luca Guadagnino.
INTERPRETI: Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher, Pippo Delbono.
Italia 2009
TRAMA: Il 'campo di battaglia' è la casa dei Recchi, antica famiglia borghese industriale. Specchi, fiori, denaro e freddezza. Emma e Tancredi, i loro figli, Elisabetta, Edoardo, Gianluca, i compagni e promessi sposi, i nonni, la genealogia e le future generazioni celebrano, tra le camere e i corridoi, i giardini innevati, le grandi cucine di Villa Recchi, passaggi di consegne, avvicendamenti alla guida dell'impresa strategie familiari e consolidamenti. Estraneo a quel mondo Antonio giovane cuoco poco avvezzo al compromesso, condensa emozioni in piatti che non hanno diritto di cittadinanza nella trattoria di famiglia.
DURATA: 120 minuti



CRITICA:
Io sono l' amore è un melò a denominazione d' origine: Guadagnino è un autore, come Diritti, la Spada, Franchi, col copyright di uno stile, fortuna sua e nostra, lontano dalla becera Italia tv di oggi. Pochi movimenti di macchina, il fascino di udire anche battute non dette, il sesto senso di qualcosa che implode nella storia in un' insolita dinamica tra psicologia privata e di classe. Che, come in Teorema di Pasolini, va in tilt su incognita promessa della Storia. Prima dell' happy Milano estiva di Salvatores, ecco l' infelice Milano innevata alla Resnais di questo film che si raccomanda assai per nascosto pacchetto azionario di seduzione e per l' eleganza delle scene, la fotografia, la grafica dei titoli di testa, che non sono solo forma ma si riproducono nell' eccellente prova del cast. Accanto alle glorie (Swinton, formidabile Delbono, l' infallibile Alba Rohrwacher, i patriarchi Ferzetti e Berenson), due attori giovani si prenotano un posto per domani: Flavio Parenti e Edoardo Gabriellini. Tutti impegnati a palleggiar metafore che talvolta s' incrinano sul lancio ma servono a scuotere dal profondo quel pubblico che ama ancora le vendette servite fredde come negli spaghetti western (ma senza colt).
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera, 19 marzo 2010.

Elegantissimo, glaciale. La casa opprimente della ricca famiglia di industriali tessili milanesi è nello stile ligneo pesante degli Anni Trenta e Quaranta, sempre poco illuminata, sempre percorsa dagli andirivieni della servitù svelta con la schiena dritta, sempre perfetta: e gli abitanti somigliano alla casa. L'irruzione di passione e morte nelle stanze ha qualcosa di blasfemo; fuori, Milano coperta di neve rivela le sue bellezze nascoste.
L'idea che i ricchi siano così impeccabili e chic è ingenua: ma il film molto accurato, con attori bravi (soprattutto Tilda Swinton, protagonista signorile innamorata d'un cuoco) conserva un fascino fiabesco.
Lietta Tornabuoni, La Stampa, 19 marzo 2010.



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19.3.10

CHLOE. Tra seduzione e inganno

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di Atom Egoyan
INTERPRETI: Julianne Moore, Liam Neeson, Amanda Seyfried, Max Thieriot, R.H. Thomson.
USA, Canada, Francia 2009.
TRAMA: Catherine e David sono sposati da tempo e hanno un figlio di 17 anni, Michael. Apparentemente sembrano una coppia tranquilla e professionalmente appagata, ma in realtà Catherine ha iniziato a sospettare che suo marito la tradisca. Per liberarsi da questa ossessione, la donna decide di mettere alla prova il marito ingaggiando una prostituta di nome Chloe. Tuttavia, Catherine ben presto resterà invischiata nella sua stessa trappola e metterà in pericolo tutta la sua famiglia.
DURATA: 96 minuti



CRITICA:
Tra eccessi di wonderland, la freddezza stilizzata di Egoyan, regista di «non luoghi» forse «non sentimenti», è un dono da gustare. Quasi remake di Nathalie scritto da Cressida Wilson, esperta di erotismi off limits, racconta di una moglie sospetta che scrittura una giovane amante al marito, ma triangolo diventa quadrilatero coi bollori del figlio. Relazioni pericolose nel film che inneggia all' arte del sedurre, specie nei preliminari. Grandi Julianne Moore, Liam Neeson, Amanda Seyfried offrono turbamenti sconfinati.
 Maurizio Porro - Il Corriere della Sera, 12 marzo 2010

Molto amato dai cinefili (Il dolce domani , Il viaggio di Felicia), il canadese di origine armena Atom Egoyan torna con il remake di un film francese che declina in forma di thriller una tematica sessuale. Convinta che il marito la tradisca con altre donne, Catherine decide di forzare la mano accordandosi con una giovane prostituta di lusso: ne risulta un perverso gioco a tre, dove la donna matura toglie gradualmente i freni alle proprie pulsioni segrete. La paura dell'invecchiamento e della solitudine trovano in Julianne Moore un'interprete di grande talento. Discutibile, invece, l'intrigo "segreto" in sottotesto, da non rivelare ma che lo spettatore non tarderà a capire. Egoyan mette al servizio del film una competenza sicura, anche se un po' refrattaria alle emozioni.
Roberto Nepoti - la Repubblica



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12.3.10

L'AMANTE INGLESE

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di Catherine Corsini.
INTERPRETI: .Bernard Blancan, Kristin Scott-Thomas, Sergi López, Yvan Attal.
Francia 2010, Sentimentale.
TRAMA:
Lasciata l'Inghilterra fin da giovane, Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia, con un marito molto conservatore e due figli ormai adolescenti. Stanca della routine quotidiana e annoiata da un matrimonio senza entusiasmi, trova il coraggio per incontrare segretamente Ivan, un operaio spagnolo rude e
silenzioso che le sta ristrutturando lo studio. La donna si sente desiderata e viva come non le era mai accaduto e quella che doveva essere solo un'avventura si trasforma in una passione travolgente. Decisa a rinunciare a tutto per seguire la sua storia d'amore, inizia una lotta senza esclusione di colpi con il marito che li spingerà fino alle scelte più estreme.
DURATA: 85 minuti



CRITICA:
E' una storia d'amore, di libertà, di tragica emancipazione L'amante inglese, il nuovo film di Catherine Corsini presentato con successo al Toronto International Film Festival. Suzanne, moglie di un medico di successo e intrappolata nel proprio ruolo di casalinga borghese, si innamora inaspettatamente di Ivan, il muratore incaricato di ristrutturarle lo studio, e in questo nuovo legame trova la forza di opporsi alla vita di sudditanza impostale dal marito. Abituata ad essere considerata alla stregua di un oggetto, Suzanne (interpretata dalla bella ed intensa Kristin Scott Thomas) scoprirà che l'amore autentico di Ivan le offre l'occasione di vivere senza compromessi e, pur di opporsi ai ricatti del marito, sarà disposta a pagare un prezzo altissimo.
"Ho pensato molto a Truffaut mentre realizzavo questo film, anche perché è il regista che preferisco per il modo in cui dipinge la tragedia della condizione umana. Come ne La signora della porta accanto sappiamo dall'inizio che i due amanti sono morti, qui sappiamo che avviene una tragedia, anche se non si sa di che genere. In una prima versione avevo pensato ad un suicidio di Suzanne, quasi fosse stata un'eroina del passato, ma poi ho scelto questo finale ancora più sconvolgente, in cui il suo gesto cambia anche il destino delle donne a cui si rifà. Il film ha anche un lato romantico che permette di rimanere comunque dalla sua parte, di farci capire i motivi che l'hanno portata ad agire così."
Io credo del determinismo, credo che le cose che una persona fa siano il prodotto delle proprie origini e della propria storia. Ivan ha la coscienza delle conseguenze che avrà l'amore suo e di Suzanne, è conscio della durezza delle cose, e per questo ammira la forza di Suzanne, che sostiene di voler cambiare la propria vita a tutti i costi. Lui intravede la tragedia, capisce che le cose che vogliono ottenere hanno un prezzo, che la loro voglia di vita non li farà uscire da una situazione disperata: alla fine non è vero che tutto andrà meglio, e in questo sta la mia visione un po' pessimista.
Ho scelto Kristin perché è di una bellezza particolare, che ricorda quella delle eroine di Hitchcock, che sembrano quasi al di sopra della realtà. Poi volevo riprenderla perché ho sempre immaginato che sarebbe stata fantastica da filmare, e sarebbe stato interessante provare a penetrare il suo mistero. La location poi è stata importante come se fosse un personaggio anch'essa, e per questo sono molto contenta che la regione abbia contribuito al film. Ho messo insieme Francia, Spagna, Inghilterra, borghesia e proletariato in uno scontro/incontro forse fatale, tanto che anche io ho pensato di aver fatto una follia, di essermi voluta spingere troppo lontano. Poi lavorando abbiamo creato la chimica, e anche se all'inizio è stato complicato e forse ho voluto eccedere, alla fine ci siamo riusciti. "
Catherine Corsini dal press book del film


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9.3.10

IL FIGLIO PIU' PICCOLO

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 20.30 - 22.30
Sabato, Domenica e festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di Pupi Avati
INTERPRETI: Aurora Cossio, Christian De Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Nicola Nocella.
Italia 2010, Drammatico.
TRAMA: Baldo Baietti, fratello del più grande Paolo, è figlio di Luciano e Fiamma che, dopo aver avuto due bambini, convolano a nozze nell’estate del 1992 solo per interesse. Almeno così è per Luciano che, a brindisi concluso, si fa intestare i due appartamenti di Fiamma e sparisce. Gli anni passano e Luciano, con i suggerimenti del suo commercialista Sergio Bollino, crea un vero e proprio impero immobiliare di cui è presidente. Una holding costruita con loschi traffici, raccomandazioni e connivenze. Nel frattempo i due bambini crescono e se il primo nutre odio per il padre che li ha abbandonati, il secondo che studia cinema e vive in compagnia della madre, è invece un ragazzo ingenuo e generoso e non ha ancora scoperto la vera natura del padre.
DURATA: 100 minuti



CRITICA:
Un nuovo film sulla famiglia?
Pupi Avati: Questo è il terzo film in cui mi concentro sulla figura di un padre. Il primo è stato il padre impenitente Diego Abatantuono di La cena per farli conoscere, padre di tre figlie avute con tre madri diverse con le quali si mette in contatto solo in seguito ad una profonda crisi personale. Il secondo padre è il Silvio Orlando de Il papà di Giovanna che è al contrario un padre iper-protettivo, che condiziona la vita della figlia imponendole un ideale di felicità e portandola ad un atto infelice ed estremo come un omicidio. Il terzo padre è il più indecente di tutti, il più infame. Chi conosce i miei film sa che non ho mai fatto un cinema di denuncia, perché non mi piace puntare il dito contro la gente, penso che ognuno debba saper prima giudicare se stesso. Ma il presente di questi ultimi tempi è diventato veramente indecente, perfino per una persona moderata come me. Non parlo solo della politica, che è l'ambito contro cui è più facile scagliarsi in modo un po' qualunquistico. Parlo di tutti gli ambiti in cui domina la volgarità, l'assioma che sei quello che hai, i rapporti interpersonali e una scorrettezza praticata in modo sistematico solo per raggiungere uno specifico fine. È questo universo che porta anche una persona come me a insorgere. E senza nessun secondo fine, senza nessuna ragione specifica cerco di ricandidare l'innocenza più "cogliona", quella più disarmante. In questa forma, in questo scontro-incontro fra una madre e un figlio che si somigliano nel loro praticare con convinzione l'ingenuità, vedo un modo per poter resettare, per ricominciare da capo. Vorrei ritrovare nella gente lo sguardo che apparteneva a Nik Novecento, senza vergognarsi dell'innocenza, del candore, dell'altruismo. Vorrei frequentare solo persone così, solo persone che credono nei sogni e nelle cose impossibili e cancellare dalla mia interlocuzione tutti gli altri. Proprio per questo motivo credo che d'ora in avanti mi occuperò quasi esclusivamente del presente, perché trovo sia davvero molto preoccupante e necessiti di una certa sorveglianza e attenzione.
Luca Zingaretti: Quando si crea un certo tipo di meccanismo come succede in questo film, il merito, il tocco, la mano è soprattutto quello del regista e visto che in questo caso perfino la sceneggiatura è sua, bisogna dire che anche grande merito della recitazione del film è di Pupi Avati. Quello che mi piace di questo film è che presenta delle situazioni che fanno ridere nella loro serietà e tutto questo è veramente merito di un autore. La cosa che mi ha colpito di più quando ho letto la sceneggiatura del film, non era tanto l'immoralità dei personaggi, quanto la loro amoralità. Sono personaggi che non hanno morale e che appaiono costantemente disinvolti nell'agire. Nessuno di loro ha la percezione di fare qualcosa di irregolare, di penalmente perseguibile. Il film non disegna dei cattivi tout court, ma piuttosto dei disperati che magari fanno più male dei cattivi perché lo fanno con una purezza d'animo, con una assoluta mancanza di coscienza che li rende da una parte buffi, ridicoli, dall'altra pericolosissimi.
Estratti da interviste al cast: Il Corriere della Sera 20/02/10.

Intervista a Pupi Avati: concludo una trilogia sui padri:
D- Cosa l’ha indotto a raccontare questa storia?
R- “Questo film conclude una trilogia che ha avuto per oggetto la figura paterna. Dopo “La cena per farli conoscere” – dove si raccontava un padre inadempiente che solo nel momento del bisogno si rammentava delle tre figlie che aveva sparso per il continente, con “Il papà di Giovanna” ho posto al centro del racconto un padre fin troppo presente, tuttavia ignaro della psicopatia nella quale sta precipitando la figlia amatissima. Questo terzo genitore, protagonista del “Figlio più piccolo” è senza alcun dubbio il peggiore dei tre. Si rammenta di avere un figlio solo per biechi motivi di interesse, per salvarsi, addossandogli i suoi tanti problemi con la giustizia e con il fisco. Una delle ragioni che mi hanno indotto a compiere questa ulteriore incursione nel presente è nell’avere individuato un pretesto per testimoniarlo, pretesto che a mio avviso il cinema italiano di oggi non ha sufficientemente considerato. Pretesto che mi deriva dalla convinzione di quanto il successo economico condizioni ormai in modo irreversibile qualsiasi ambito del nostro vivere, spazzando via tutto il resto. Ormai soprattutto nel settentrione del nostro paese “conti per quello che hai, quello che possiedi è la misura di quanto vali”. Ecco perché la figura di un immobiliarista (Christian De Sica) mi è parsa da subito emblematica, inedita e puntualmente rappresentativa di quell’oggi che, dopo gli struggimenti anni Cinquanta della società dei bar, avvertivo la necessità di rincontrare. Mi avrebbe dato inoltre la possibilità di comparare una visione così cinica della vita con un atteggiamento opposto (e qui entra in campo la figura della moglie, interpretata da Laura Morante) quello che sopravvive nei riverberi di una cultura intrisa di quegli ideali forse eccessivamente utopici che hanno contrassegnato gli anni Settanta. È difficile trovare un matrimonio più dissonante di quello tra il finanziere Luciano Baietti e la cantautrice Fiamma che canta a platee irrimediabilmente deserte “l’Africa di tutte le ferite, di tutte le paure, di tutte le bugie...” Allo stesso modo è raro trovare un’anima più contorta e indecifrabile di quella del consigliere finanziario di Luciano, il professor Sergio Bollino interpretato da Luca Zingaretti.”
D- E invece chi è il figlio più piccolo?
R- “Come nel “Papà di Giovanna” anche in questa circostanza si trattava di “appoggiare” sulle spalle di una debuttante (o quasi) gran parte della vicenda. Abbiamo dovuto individuare un adeguato “figlio più piccolo” e la cerca è stata fortunata. Permettendoci di individuare attraverso una serie di provini Nicola Nocella, neo diplomato al Centro Sperimentale che coincideva in modo straordinario con il nostro personaggio, dimostrando inoltre di essere dotato di una sensibilità rara. Dopo questa felicissima esperienza con Nicola Nocella e quella precedente con Alba Rohrwacher debbo assolutamente ricredermi sulle capacità interpretative degli attori diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia preparati magistralmente in questi anni da Giancarlo Giannini.”
D- Che cosa racconta la storia?
R- “La vicenda prende l’avvio 16 anni fa a Bologna in coincidenza di un matrimonio e di una separazione, nel senso che lo stesso giorno in cui Luciano Baietti sposa Fiamma regolarizzando la sua situazione con lei e dando il proprio nome ai loro due bambini, la lascia ottenendo in cambio non solo la libertà ma anche la proprietà di due appartamenti che diventeranno grazie alla creatività finanziaria del suo commercialista Sergio Bollino il punto di partenza di quella holding che oggi può vantare il controllo di una dozzina di società in una cittadina del Lazio, che abbiamo fatto di tutto per rendere irriconoscibile.”
dal pressbook del film

sito ufficiale: http://ilfigliopiupiccolo.it/


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8.3.10

IL CERCHIO

Lunedi 8 marzo alle ore 21.00 proiezione del film Il cerchio di Jafar Panahi
INGRESSO GRATUITO

Il regista iraniano Jafar Panahi è stato arrestato lunedi scorso, dal regime di Ahmadinejad, insieme alla sua famiglia e a una quindicina di persone, tra cui attori e registi, che erano ospiti nella sua abitazione. Panahi e' diventato celebre in Europa a partire dal 1997 quando con il suo film Lo specchio vinse il Pardo d'oro al Festival di Locarno, poi e' seguito nel 2000 il Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia con lo splendido film Il Cerchio, il Premio della Giuria al Festival di Cannes 2003 per Oro rosso e ultimo, il premio della Giuria al Festival di Berlino 2006 per il film Offside.
Nel luglio scorso Panahi, la moglie e la figlia erano già stati arrestati mentre prendevano parte alla commemorazione di Neda Aqa-Soltan, la giovane uccisa dai Pasdaran in una manifestazione dell'Onda verde a Teheran e diventata, con la sua morte, il simbolo della violenta repressione del regime. Poche ore dopo l'arresto i tre erano subito stati rilasciati. Al regista era stato imposto il divieto di espatrio e il mese scorso non ha potuto presenziare al Festival di Berlino, dove era invitato. Prima ancora dell'inizio dell'Onda Verde, la censura di regime si era abbattuta sui suoi film infatti  Il Cerchio e Offside, non sono mai stati proiettati nei cinema iraniani.
In un'intervista rilasciata nel 2004, il regista iraniano spiegava ai giornalisti che "c'è un prezzo da pagare in Iran per lavorare in modo indipendente dal governo e questo prezzo è non vedere i propri film nelle sale del proprio paese. Io - concludeva - continuo a resistere, valutando gli umori della commissione censura, cercando dei trucchi per farmi approvare le sceneggiature e arrivando anche a minacciarli per riuscire ad ottenere l'autorizzazione a girare"
Sembra che Panahi fosse impegnato nella realizzazione di un documentario sulle recenti proteste antigovernative post elezioni presidenziali e dovrebbe essere questo il motivo del suo arresto: il regista infatti non avrebbe avuto il permesso di girare a Teheran le immagini del suo nuovo film.

Per non condividere  con il silenzio ed assistere passivamente a quest'atto gravissimo che si va ad aggiungere agli arresti e condanne di studenti e cittadini dissidenti; per solidarieta' nei confronti di Panahi; per la liberta' di espressione, proiettiamo al cinema Lumiere di Pisa, il film di Panahi Il Cerchio, che ha vinto il Leone d'oro a Venezia.
La proiezione ad ingresso gratuito e' promossa dalla Provincia di Pisa, da Mikado, dal cinema Lumiere e dall'associazione Arsenale.
Il Cerchio è l'emozionante ritratto di otto donne, otto storie di quotidiana sopravvivenza che si succedono in modo apparentemente casuale per ricomporsi, chiudendosi come un cerchio, soltanto nel finale. Un viaggio nell'universo femminile di una società rigida e codificata che emargina e discrimina la donna.



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