31.5.10

THE ROAD

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi 9 giugno: ore 21.30
Sabato 5, Domenica 6: ore 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di John Hillcoat.
INTERPRETI: Viggo Mortensen, Kodi Smit-McPhee, Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pearce
USA, 2009, Vietato Minori anni 14.
TRAMA:Dal romanzo di Cormac McCarthy.
Un padre e un figlio attraversano l'America distrutta e nella morsa del gelo. Il loro viaggio li porta verso sud, verso un clima migliore, sebbene non sappiano cosa li attende là. Per difendersi nel loro viaggio hanno solo una pistola e come bagaglio solo gli abiti che hanno addosso e un sacco di cibo avanzato.
DURATA: 112 minuti



CRITICA:
Cosa resta quando tutto scompare? Come resistere quando la resistenza non ha più senso e il tempo infinito resta il solo spazio da abitare?
Tratto dal omonimo romanzo di Cormac McCarthy, The Road di John Hillcoat è un film impressionante. Che fa paura e che s’insinua sotto la pelle. Rispetto alla scansione ritmica della pagina, impossibile da tradurre filmicamente, il regista compie un incredibile tour de force formale e stilistico nel mettere in scena un mondo giunto al capolinea senza indebitarsi con il filone distopico o postcatastrofico.
Il mondo della fine di Hillcoat è una bolla beige sporca percorsa da feroci assassini cannibali che per fortuna restano sempre fuori campo. Quando il mondo è finito, al limite basta evitare i sentieri battuti dagli altri per evitare un conflitto frontale. Anche se le guerre continuano a esistere persino dopo la fine.
Hillcoat filma con estrema precisione il venire meno dei corpi. La loro fame perenne, la loro paura, la loro sporcizia. E soprattutto riesce a rendere con lancinante dolore il grumo biblico che sta al centro del libro di McCarthy.

Un uomo e un bambino “portano il fuoco” in un mondo nel quale piove sempre. E quando non piove, piove cenere. Con una secchezza priva di orpelli, il regista mette in scena la possibilità di un altro inizio. Un inizio che annega nel dolore e nella paura come un parto le cui doglie si protraggono per notti intere.
E soprattutto filma spietato i mille e oltre modi con cui un nascente nucleo sociale può essere annientato in un attimo. Come un requiem nel segno di una disperata pietas, The Road è il lamento di un mondo finito che prova a rinascere ancora. Se Cormac McCarthy riscrive con The Road la sua personale visione del mito della frontiera, Hillcoat, rischiando di bruciarsi a contatto con uno dei libri più intensi e motivati dello scrittore statunitense, riesce a rispettarne lo spirito tradendone (necessariamente) a tratti la lettera.
Probabilmente sono pochi i film che tentano in maniera così radicale di toccare lo spettatore. Hillcoat, già fattosi notare con The Proposition, è un cineasta che conserva negli occhi la memoria visiva della grande frontiera ma non è così ingenuo da fingere che nulla sia cambiato.


Sito ufficiale del film The Road


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(Lungarno Pacinotti - Palazzo Agostini)
telefono 050.9711532

26.5.10

COPIA CONFORME

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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Juliette Binoche premio miglior attrice al festival di Cannes 2010
REGIA di Abbas Kiarostami.
INTERPRETI: Juliette Binoche, William Shimell, Jean-Claude Carrière, Agathe Natanson, Gianna Giachetti.
Francia / Italia / Iran, 2010.

TRAMA:Lo scrittore inglese James che, in occasione dell'uscita in Italia del suo ultimo libro, tiene una conferenza sulla stretta relazione tra l'originale e la copia nell'arte, conosce una giovane gallerista d'origine francese, con la quale passa qualche ora per le stradine di un piccolo paese del sud della Toscana. Quando la donna per divertimento lo spaccia per suo marito, un uomo spesso assente, lo scrittore si presta al gioco. Un gioco che però si rivela pericoloso e diventa difficile discernere il vero dal falso.
DURATA: 106 minuti



CRITICA:
James Miller, un noto saggista, presenta a Firenze il suo ultimo libro intitolato «Copia conforme» nel quale sostiene che le copie abbiano un valore intrinseco superiore all'originale. Lei, una piccola mercante d'arte, assiste con il figlio alla presentazione e poi fa in modo di conoscere l'autore per fargli firmare alcune copie. Il giorno successivo, domenica, lo accompagnerà a Lucignano per 'mostrargli una sorpresa'. Mentre i due si trovano in un piccolo locale e lui è uscito per rispondere a una telefonata, la proprietaria allude a loro come a una coppia sposata e Lei sta al gioco. Gioco che proseguirà anche al rientro di James.
Alla non più tenera età di 70 anni (portati peraltro benissimo) è nato un nuovo Kiarostami. Se ne era avuta una prima avvisaglia nell'incerto episodio di Tickets ma oggi, dopo il teorico Shirin, ne abbiamo una piacevolissima conferma. Intendiamoci: il pluripremiato e osannato dalla critica (che a Cannes è sembrata oltremisura spiazzata) non ha affatto smesso di interrogarsi sulla natura umana e non ha neppure rinunciato a una ricerca stilistica. Ha però scelto una modalità diversa di approccio. Ha deciso cioè di compiere ancora, come spesso è accaduto nel suo cinema, un viaggio che comportasse non solo uno spostamento fisico nello spazio ma un percorso, talvolta doloroso, nelle psicologie dei personaggi. È quanto accade anche questa volta ma con una leggerezza e una voglia di ‘giocare' (non dimentichiamo mai che in francese e in inglese recitare diventa ‘to play' e ‘jouer') con un doppio livello di rappresentazione.
Nel film si recita ovviamente (brava, ça va sans dire, Juliette Binoche ma altrettanto efficace il baritono prestato al cinema William Shimell) ma gli stessi personaggi, da un certo punto in avanti ‘recitano' il ruolo di una coppia sposata da quindici anni. Ne nasce un' analisi di speranze, illusioni e disillusioni che attraversano tante 'cop(p)ie conformi' sullo sfondo di una Toscana che diviene a sua volta protagonista. Kiarostami ha deciso di girare un film non ‘alla Kiarostami'. Viva Abbas.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it



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24.5.10

Das Rheingold - L'ORO DEL RENO

In diretta dal Teatro alla Scala di Milano
Mercoledì 26 maggio con inizio alle ore 20.00 Das Rheingold - L'ORO DEL RENO inaugura la nuova produzione scaligera del Ring. Il regista belga Guy Cassiers firma l'attessissimo nuovo allestimento del Rheingold wagneriano.

Durata spettacolo: 2 ore e 30 minuti

LumièreCinema si è dotato di nuovi apparati in tecnologia digitale ed ha aderito al network Microcinema. Diviene così possibile proiettare spettacoli in diretta dai maggiori teatri italiani ed esteri.

L'ORO DEL RENO
Atto unico, composto tra il 1853 e il 1854, in cui si avvertono gli echi di un’ Europa attraversata da fermenti rivoluzionari e il presagio di un’imminente caduta, L’Orodel Reno mostra il peccato originale del potere. E’ in questo prologo che si determinano le condizioni per la necessaria caduta del mondo degli dei, un mondo fondato sull'avidità e sulla prepotenza contro cui si scaglia la maledizione di Alberich. Nell'acqua sta il principio di tutto. Il fiume separa il mondo buono degli uomini da quello delle potenze del male. Dal Reno, fiume germanico per eccellenza, scaturisce la vita e prende corpo l'intera vicenda nibelungica. Il suo scorrere accompagna i destini di uomini, dei e potenze maligne.
La regia di Guy Cassiers - artista eclettico ma soprattutto tecnologico che ha rivoluzionato il linguaggio teatrale contaminando tradizione e multimedialità - e la direzione di Daniel Barenboim, wagneriano perfetto, offriranno un’interpretazione unica e imperdibile per il pubblico in sala.

Come scrisse Nietzsche: "Un enorme sistema di pensiero, senza la forma concettuale del pensiero". La musica con cui Wagner narra grovigli di storie è un viaggio nell'inconscio.
Il regista belga Guy Cassiers, che ha stupito l’Europa con spettacoli originalissimi, inizia alla Scala un nuovo, attesissimo Ring. Dirige Barenboim, wagneriano perfetto.

Direttore: Daniel Barenboim
Regia: Guy Cassiers
Scene: Guy Cassiers e Enrico Bagnoli
Costumi: Tim Van Steenbergen
Luci: Enrico Bagnoli
Video: Arjen Klerkx e Kurt d'Haeseleer
Coreografia: Sidi Larbi Cherkaoui
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Personaggi e Interpreti
Wotan: René Pape
Donner: Jan Buchwald
Froh: Marco Jentzsch
Loge: Stephan Rügamer
Alberich: Johannes Martin Kränzle
Mime: Wolfgang Ablinger-Sperrhacke
Fasolt: Kwangchul Youn
Fafner: Timo Riihonen
Fricka: Doris Soffel
Freia: Anna Samuil
Erda: Anna Larsson
Woglinde: Aga Mikolaj
Wellgunde: Maria Gortsevskaya
Flosshilde: Marina Prudenskaya
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SCENA 1
Nel fondo del Reno.
Le ondine, custodi dell’oro del Reno, si rincorrono gioiosamente. Invano, il nano Alberich, della stirpe dei Nibelunghi, tenta di afferrarle: le Figlie del Reno gli sfuggono, schernendo i suoi goffi tentativi.

Ma il gioco si interrompe quando Alberich, accortosi dell’oro, viene a conoscenza delle soprannaturali virtù da esso possedute: chiunque, infatti, dopo aver rinnegato l’amore, si impossessi dell’oro e ne forgi un anello, diverrà padrone del mondo intero. Alberich si precipita a rubare l’oro e scompare fra i gorghi. Invano le ondine piangono il tesoro perduto.

SCENA 2
Regione libera su vette montane.
Il dio Wotan ha incaricato i giganti di edificare una nuova dimora per gli dei: il Walhalla. A compenso di tale imponente opera, egli ha promesso loro la giovane Freia, dea della giovinezza e dell’amore. Ma ora, indotto dalla sposa Fricka, cerca di eludere l’impegno contratto.

Per tale ragione, Wotan ha convocato lo scaltro Loge, dio del fuoco. Questi narra ai giganti, i fratelli Fafner e Fasolt, giunti a riscuotere il compenso pattuito, il furto compiuto da Alberich e gli illimitati poteri dell’oro del Reno. I giganti si risolvono allora a scambiare Freia con l’oro, ma prendono in ostaggio la dea sino a che non sarà pagata la loro fatica.

Privati del dono della giovinezza eterna, gli dei appaiono svigoriti e invecchiati. Scuotendosi dalle sue dolorose riflessioni, Wotan ordina a Loge di guidarlo nel regno dei Nibelunghi dove si impossesserà dell’oro per riscattare Freia.

SCENA 3
Nibelheim.
Forte del potere conquistato, Alberich ha reso schiavi i Nibelunghi, imponendo loro di accumulare immensi tesori. Egli porta con sé non solo il magico anello, ma anche un elmo prodigioso, forgiato da suo fratello Mime, che, oltre a rendere invisibile, permette a chi lo indossa, le più sorprendenti metamorfosi.

Venuti a conoscenza di tutto ciò dallo stesso Mime, Wotan e Loge incontrano Alberich. Questi osserva con sospetto gli stranieri, indi, provocato dalle scaltre parole di Loge, ostenta i propri poteri trasformandosi prima in un gigantesco drago, poi in un minuscolo rospo. A questo punto, Wotan lo afferra mentre Loge gli strappa l’elmo. Riprese le sue reali sembianze, Alberich tenta inutilmente di svincolarsi: dopo averlo legato, gli dei lo trascinano con loro.

SCENA 4
Regione libera su vette montane.
Wotan e Loge costringono Alberich a consegnare loro tutti i suoi tesori. Tuttavia, quando il Nibelungo apprende di doversi privare anche dell’elmo e dell’anello magico, lancia una tremenda maledizione: l’anello recherà dolore e morte a tutti coloro che ne verranno in possesso.

Con l’oro accumulato Wotan può riscattare Freia, ma anche i giganti pretendono che l’anello sia compreso nel bottino. Wotan dapprima rifiuta, indi, esortato da Erda, la divinità della terra, cede alle loro richieste. Freia può così tornare in libertà.

Ma la maledizione di Alberich non tarda ad avverarsi: nel corso di una lite nata per il possesso dell’anello, Fafner uccide il fratello Fasolt. Una tremenda tempesta, suscitata dal dio Donner, dà origine a un ponte luminoso che conduce al Walhalla. Mentre gli dei si incamminano solennemente verso la nuova dimora, dalle acque del Reno giungono i lamenti delle ondine.

Potete scaricare il libretto direttamente dal sito della Scala di Milano


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14.5.10

VENDICAMI (Fuk sau)

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di Johnnie To.
INTERPRETI: Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang, Lam Ka Tung, Lam Suet,.
Francia 2009.
TRAMA:Frank Yuma lavora da molto tempo come sicario per una banda del crimine organizzato. Quando iniziano sospettare che si tratti di un informatore dell'FBI, i suoi vecchi capi ordineranno di ucciderlo, ma per loro sfortuna, sopravvive. Vent'anni dopo, la famiglia di sua figlia viene massacrata a Hong Kong, e Frank, che ora fa lo chef, parte per Hong Kong in cerca di vendetta.
DURATA: 108 minuti
Vietato Minori di anni 14



CRITICA:
C'è un Johnnie cinese e un Johnny francese: Hallyday, la rockstar con frequentazioni cinematografiche. In Vendicami (già in competizione a Cannes), ci raccontano una storia di vendetta dal soggetto minimalista: Costello arriva a Hong Kong per vendicare la figlia, cui hanno sterminato la famiglia.
Ufficialmente è cuoco, in gioventù ha fatto parte della malavita. Assoldati tre killer locali, ingaggia una vera guerra; la sua memoria, però, sta svanendo a causa di una malattia. Che senso ha la vendetta, se non ci sono più i ricordi? Senza rinunciare ai combattimenti messi in scena come coreografie, il regista compone un omaggio furiosamente lirico al "noir" francese, specie a quello di Jean-Pierre Melville. Carismatico e fragile, Hallyday è un concentrato di mito.
Roberto Nepoti - la Repubblica

Se il suo nome, Costello, omaggia il Melville di Frank Costello, faccia d'angelo, e proprio Alain Delon l'avrebbe dovuto reinterpretare, il volto è quello ineluttabile e pietrificato del rocker francese Johnny Hallyday, che si ritaglia un'altra grande prova dopo 'L'uomo del treno' di Leconte. Alla sua altezza pure il film, il migliore tra quelli del Johnnie To ultimo scorso: gusto mitologico, archetipi western tra Ford e Peckinpah, la miscela è quella sapiente e rapsodica di action hongkonghese e lirismo d'autore, che mastica luoghi comuni e sputa pirotecniche reinvenzioni. Beata vendetta!"
Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 29 aprile 2010


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7.5.10

CHRISTINE CRISTINA

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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REGIA di Stefania Sandrelli.
INTERPRETI: Amanda Sandrelli, Alessio Boni, Alessandro Haber, Paola Tiziana Cruciani, Blas Roca-Rey, Naomi Marzullo, Nicholas Marzullo,  Roberto Herlitzka.
Italia, 2010, storico.
TRAMA: Dopo aver vissuto alla corte francese di Carlo V dove il padre è astrologo e medico, l'italiana Cristina da Pizzano, conosciuta anche come Christine de Pisan, si ritrova abbandonata senza alcuna risorsa mentre imperversano le lotte tra Armagnacchi e Borgognoni. Costretta a sopravvivere nel mondo dei derelitti, scoprirà il proprio talento poetico garzie a Charleton, un cantastorie da osteria, e al teologo Gerson.
DURATA: 92 minuti

CRITICA:
Esordio alla regia di Stefania Sandrelli che a quattro mani con il marito Giovanni Soldati firma un film che le assomiglia. Semplice, tradizionale, ingenuo e svagato, il film restituisce allo spettatore non solo un insolito Medioevo al femminile e l'ardore che contraddistingueva la poetessa, ma anche quello della neoregista che dietro alla cinepresa conserva quel candore e quell'intensità, quella leggerezza e quello stupore che ce l'hanno amare come attrice. E se la seguirete con affetto nel suo avventuroso viaggio, vi regalerà non poche sorprese.
Anita Rossi, Ciak n.5-2010

(...) il film ha una regia molto elementare e uno stile altrettanto tradizionale. Ma nella costruzione della sceneggiatura, nelle esitazioni della sua protagonista (non a caso la figlia Amanda), in certe improvvise libertà e "incongruenze" narrative sembra di ritrovare lo stesso suo mistero della Sandrelli attrice, quel suo misto di meraviglia e ardore, quel suo avanzare travolgente per poi quasi ritirarsi e nascondersi che ci conquistano e ce la fanno amare ben al di là dei suoi difetti.
Paolo Mereghetti - Il corriere della sera



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