30.12.10

LA BELLEZZA DEL SOMARO

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30
Lunedi, Martedi riposo
-
REGIA di Sergio Castellitto
INTERPRETI: Sergio Castellitto, Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini, Barbora Bobulova.
Italia 2010
TRAMA: Marcello e Marina - lui architetto, lei psicologa - sono una coppia molto affiatata, dall'indole moderna e dinamica, sensibile nei confronti della salvaguardia dell'ambiente, con molti amici e una spiccata tolleranza verso tutti. I due hanno una figlia, la diciassettenne Rosa, lievemente dispotica ma brava a scuola e affezionata ai genitori. L'unico neo: il suo fidanzato, Luca, coetaneo carino e figlio di amici di famiglia, ma somaro a scuola, nervosetto e rimbambito dalle 'canne'. Marcello e Marina si sentiranno quindi sollevati alla scoperta della crisi della giovane coppia, ma durante uno spensierato fine settimana con gli amici nella loro casa immersa nella campagna toscana, faranno conoscenza del nuovo amore della figlia Rosa: Armando...

DURATA: 107 minuti



CRITICA:
È un film curioso e coraggioso, malinconico e surreale, l’opera n°3 di Sergio Castellitto dietro alla macchina da presa. Uno di quei titoli che non consentono al recensore di prevedere con quale tipo di reazioni dovrà fare i conti: «La bellezza del somaro», in effetti, è una neo-commedia all’italiana (tratta da un racconto di Margaret Mazzantini) che non vuole lisciare il pelo ai mangiafilm di bocca buona, ma nello stesso tempo si rivela ostile agli adepti del cinema protetto, edificante, garantito da nobili certezze o magnanimi conforti. La dose di estrosa cattiveria e intelligente scorrettezza che il grande attore dispensa a piene mani gli impedisce, inoltre, d’apparire fermo a metà del guado fra la tendenza Muccino e la tendenza Virzì e fa capire come i suoi referenti da regista siano piuttosto Ferreri e i Monthy Python. Tenuta pour cause assai sopra le righe, la ballata in forma di farsa intende prendere di petto innanzitutto i benestanti coniugi borghesi Castellitto e Morante, perfettamente ligi al format benpensante/progressista che si vuole antropologicamente contrapposto a quello cafonal/teledipendente. Una gragnuola di colpi alti e bassi che, radunando adulti amici e parenti nonché adolescenti figli e fidanzati per un weekend nella canonica casa di campagna, non la fa buona a nessuno: un coro d’interpreti stonati della postmodernità, una sfilata di sgangherati cercatori di felicità materiali e spirituali, un tourbillon di schiavi delle proprie ubbie o fissazioni spacciate per prerogative o ideali. Il sovratono nevrotico noir, servito da un montaggio mercuriale, potrebbe esasperare, ma la somma bravura di Castellitto nello scegliere e gestire gli attori stabilisce l’ancoraggio principale: si dimostrano tanto più credibili quanto più paradossali lo stesso blaterante protagonista, la psicologa Morante attorniata da mamma aggressiva e pazienti irrecuperabili, il manager Imparato che compita l’inglese traducendo a ruota libera il nulla, l’urlante preside Grimalda che «sta sul territorio», la badante kapò Ketral, il volgare e promiscuo chirurgo Giallini, l’ex moglie Vitale giornalista «de' sinistra», i diciassettenni Mencarelli, Lo Sasso, Pietro Castellitto non meno inguardabili e svalvolati. Il colpo di genio del copione è riservato alla viziata figlia Rosa (la tenerissima e tostissima Nina Torresi), pronta a trapiantare il nuovo boyfriend in seno alla famiglia allargata: tutti aperti, giovanili, ecosolidali, democratici, ma tutti ugualmente inebetiti al cospetto dell’alieno signore settantenne che legge Adelphi, suona i bonghi e si chiama Armando. Il castello di carte costruito con un po’ di karaoke e di femminismo a buon mercato crolla ancora prima che papà per capirci finalmente qualcosa si metta a sfumacchiare una canna. Armando, interpretato da Enzo Jannacci con una stralunata imperturbabilità che ricorda il mitico Chance di «Oltre il giardino», certifica come la vecchiaia esista e costituisca un antidoto al finto vitalismo della società infingarda e taroccata. E come forse l’origine del caos stia nella rozza quanto concreta massima del manager: quando eravamo giovani, i giovani non contavano un c...; ora che siamo genitori noi, i genitori non contano un c...
Valerio Caprara, Il Mattino, 17 dicembre 2010

"Il nuovo film di Sergio Castellitto è un oggetto da maneggiare criticamente con cura. (...) Forse 'La bellezza del somaro' è 'tremendo', ma non in senso qualitativo. Lo è nel giudizio morale che esprime sui suoi stessi personaggi, in modo consapevole: descrive con tremendo cipiglio un'Italia perduta, nella quale l'alta borghesia (...) ha perso ogni freno morale e ogni contatto con la realtà. 'Surreale' è un altro termine critico da maneggiare con cautela. Da Buñuel in poi, può voler dire tutto e il contrario di tutto. E però 'La bellezza del somaro' è qualcosa di più di una commedia grottesca, è proprio un film surreale, dove di tanto in tanto il regista/attore/autore guarda in macchina e si rivolge a noi spettatori, e dove il montaggio sempre acrobatico di Francesca Calvelli (...) crea associazioni visive sorprendenti. In breve: è chiarissimo cosa NON È. Non è una commedia all'italiana, non è un film natalizio. Più arduo dire cos'è. Forse un tentativo di importare Almodóvar nella borghesia italiana, o di ritrovare le atmosfere feroci di Ferreri (altro autore che Castellitto ha frequentato). Sicuramente è un film sfrontato, coraggioso, personalissimo. Solo Castellitto poteva farlo." Alberto Crespi, L'Unità, 17 dicembre 2010

http://www.labellezzadelsomaro.it/


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23.12.10

IN UN MONDO MIGLIORE

Orario settimanale del film in programmazione
Feriale: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30
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REGIA di Susanne Bier
Al Festival di Roma ha ottenuto il Gran Premio della Giuria e il Premio Marc'Aurelio del pubblico 
INTERPRETI:Eddie Kihani, Emily Mglaya, Gabriel Muli, Markus Rygaard, Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Wil Johnson, William Jøhnk Nielsen
Danimarca 2010 - Drammatico.
TRAMA: Il dottor Anton, che opera in un campo profughi in Africa, torna a casa nella monotona tranquillità di una cittadina della provincia danese. Qui si incrociano le vite di due famiglie e sboccia una straordinaria e rischiosa amicizia tra i giovani Elias e Christian. La solitudine, la fragilità e il dolore, però, sono in agguato e presto quella stessa amicizia si trasformerà in una pericolosa alleanza e in un inseguimento mozzafiato in cui sarà in gioco la vita stessa dei due adolescenti.
DURATA: 100 minuti



CRITICA:
Un bel melodramma, che ha per tema la violenza e la possibilità di combatterla, si è affacciato al concorso con Haevnen (titolo internazionale "In a better world", candidato dalla Danimarca all'Oscar) della regista danese Susanne Bier, già nota per film come Non desiderare la donna d'altri e Dopo il matrimonio. Spostandosi tra il Sudan bruciato dal sole e una cittadina danese dai colori freddi e invernali, Bier racconta la storia esemplare di due famiglie: quella di due medici prossimi alla separazione e del loro rampollo pre-adolescente e quella formata da un vedovo e da suo figlio. Tra i due ragazzi, Christian ed Elias, nasce un'amicizia pericolosa, fondata sulla ribellione ai soprusi presenti in ogni paese e a ogni latitudine. Quando un prepotente mette le mani addosso al padre di Elias, che non reagisce, questi lo scambia per vigliacco; in realtà, nel campo profughi africano in cui presta la sua opera, il dottor Anton ha avuto il coraggio di affrontare da solo il capo di una banda di predoni specializzati nello sventramento delle donne (il governo del Sudan non ha gradito il film, per le verità nascoste sul Darfur che scoperchia). Preoccupata di sostenere la tesi non-violenta, la regista dà al film un tono un po' didattico; però sa bene come si reggono le fila di un mélo di classe e amministra con sapienza gli snodi narrativi (è anche la sceneggiatrice), attivando al momento giusto l'emotività dello spettatore.
Roberto Nepoti - la Repubblica

Altra opera di notevole spessore e di ottima confezione estetica per Susanne Bier, cineasta che continua col suo cinema viscerale a proporre al pubblico dilemmi sulle contraddizioni del mondo contemporaneo. In un mondo migliore convince in virtù di una notevole forza propositiva, che fa superare anche i dubbi riguardo alcuni passaggi di storia eccessivamente schematici. Da vedere per rifletterci sopra.
La violenza è ormai compenetrata nel nostro mondo, a prescindere dall'area geografica, dalla condizione culturale, sociale o economica. Essa si presenta in modi impossibili da prevedere: può avere la forma scellerata di un dittatore con banda armata al seguito o quella più innocente di un ragazzo che non riesce a superare il dolore della perdita della madre. L'unico modo per fronteggiare la violenza è contrapporle l'etica del singolo, accompagnata alla sua ferrea volontà di non cedere di un passo di fronte al suo orrore, in qualsiasi forma esso appunto si manifesti. E' questo che tenta di fare Anton, medico che divide la propria vita tra la disastrata missione in Africa dove fronteggia continuamente la morte, e la sua vita in Danimarca, dove invece ad essere disastrata è la sua vita famigliare. Separato dalla moglie, l'uomo tenta tra mille difficoltà di passare la propria visione morale a suo figlio Christian, bambino problematico che sviluppa con Elias un'amicizia basata sul rancore e sulla volontà di vendetta. Tornata in patria dopo la parentesi americana del doloroso Noi due sconosciuti, la regista Susanne Bier mette in scena una storia che possiede un qualcosa che il cinema contemporaneo pare aver smarrito, o quanto meno sfumato pesantemente: una fortissima tensione morale, che si prende la responsabilità di adoperare armi difficili da maneggiare come la retorica per esplicitare in immagini il proprio messaggio. In un mondo migliore riesce nell'intento di inserire questo in una costruzione cinematografica come sempre preziosa, come lo stile della Bier ci garantisce fin dai suoi primi melodrammi. Il film si lascia quindi apprezzare non soltanto per la forza propositiva della storia, ma anche nella bellezza di immagini che ripropongono allo spettatore il mondo interiore dei personaggi, tutti delineati con vigore. Certo il cinema della Bier non lavora in sottigliezza, spesso propone momenti in cui la grana del discorso si fa grossa: anche in questo caso un paio di passaggi narrativi scavalcano il limite della retorica, risultando eccessivamente meccanici sopratutto nella seconda parte. Nel complesso però In un mondo migliore procede sicuro e ben scandito, fattore che in un film programmaticamente “a tesi” - come questo non vuole nascondere di essere - é di sicuro un notevole pregio. La cineasta conferma di saper maneggiare con sapienza la materia che sceglie di trattare, e continua a proporre un cinema viscerale e confezionato con molta cura. Questa sua ultima fatica si candida sicuramente per la vittoria finale al Festival di Roma, o quanto meno per il premio al miglior attore, un magnifico e doloroso Mikael Persbrandt nel ruolo di Anton.
06/12/2010 Adriano Ercolani www.comingsoon.it


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17.12.10

L'ESPLOSIVO PIANO DI BAZIL

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30
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REGIA di Jean-Pierre Jeunet
INTERPRETI: Dany Boon, André Dussollier, Nicolas Marié, Jean-Pierre Marielle, Yolande Moreau.
Francia 2009
TRAMA: Una mina esplode in mezzo al deserto del Marocco e, qualche anno dopo, un proiettile vagante gli si conficca nel cervello... Bazil non ha grande fortuna con le armi: la prima l’ha reso orfano, la seconda avrebbe potuto ucciderlo all’istante.
Quando viene dimesso dall’ospedale, Bazil non ha una casa. Fortunatamente, il nostro sognatore dal cuor gentile, viene adottato da una banda di feroci rigattieri, dai talenti e dalle aspirazioni tanto sorprendenti quanto diversificati, che vivono in una sorta di caverna di Ali Babà; sono Remington, Calculator, Buster, Slammer, Elastic Girl, Tiny Pete e Mama Chow.
Un giorno, mentre cammina accanto a due enormi edifici, Bazil riconosce il logo dei fabbricanti di armi, che hanno causato tutte le sue sofferenze. E così, aiutato dalla fedele combriccola di strambi compagni, decide di prepararsi per la vendetta.
Soli contro tutti - perdenti che lottano contro spietati giganti industriali - rivivono, con un’immaginazione e una fantasia degne di Buster Keaton, la celebre battaglia di Davide contro Golia...

DURATA: 105 minuti



CRITICA:
(...) Ancor più degli altri film di Jeunet, L'esplosivo piano di Bazil diventa perciò un lungo gioco, una recita di adulti bambini piena di idee fantasiose e affidata a un gruppo di grandi caratteristi guidati da un attore dalle fenomenali capacità mimiche come Dany Boon. L'espressività del creatore di Giù al nord trasforma Bazil in un eroe tenero e romantico a metà fra Chaplin e Bugs Bunny. In una tale avventura dalle possibilità infinite e surreali, Jeunet può dispiegare tutto il suo fantasioso arsenale di idee estrose e di brillanti creazioni. Tanto farsesco da suscitare qualche perplessità di fronte all'ingresso brutale dei drammi reali (le foto dei bambini mutilati). Eppure tanto incredibilmente immaginifico e pazzoide da realizzare un altro “favoloso mondo” dove solo caso e fantasia sono al potere. (Edoardo Becattini, mymovies.it)


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15.12.10

WE WANT SEX

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30
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REGIA di Niger Cole
INTERPRETI:Sally Hawkins, Bob Hoskins, Miranda Richardson, Geraldine James, Rosamund Pike .
Gran Bretagna  2010
TRAMA: Dagenham, 1968. La fabbrica della Ford è il cuore industriale dell’Essex (Inghilterra) e da’ lavoro a 55mila operai. Mentre gli uomini lavorano sulle automobili nel nuovo dipartimento, 187 donne lavorano come addette slla cucitura dei sedili nell’ala costruita nel 1920, che ora cade a pezzi. Lavorando in condizioni insostenibili, le donne della fabbrica perdono la pazienza quando vengono riclassificate professionalmente come “operaie non qualificate”. Con ironia, buonsenso e coraggio riescono a farsi ascoltare dai sindacati, dalla comunità locale e dal governo. Rita O’Grady, loquace e battagliera leader del gruppo, sarà un’avversaria non facile per gli oppositori maschi e troverà nella deputata Barbara Castle un’alleata per affrontare il Parlamento. Insieme alle colleghe Sandra, Eileen, Brenda, Monica e Connie, Rita guiderà lo sciopero delle 187 operaie, ponendo le basi per la legge sulla parità di retribuzione.
DURATA: 113 minuti



CRITICA:
In molti lo hanno paragonato a Full Monty quando è stato proiettato al Festival di Roma. We Want Sex è una brillante commedia inglese che racconta la storica protesta di 187 operaie inglesi che nel 1968 sconvolsero Londra per chiedere pari diritti e pari salario dei loro colleghi maschi.
Dagenham, 1968. La fabbrica della Ford è il cuore industriale dell’Essex (Inghilterra) e dà lavoro a 55mila operai.
Mentre gli uomini lavorano sulle automobili in un nuovo dipartimento, 187 donne lavorano come addette alla cucitura dei sedili nell’ala costruita nel 1920, che ora cade a pezzi. Lavorando in condizioni insostenibili, le donne della fabbrica perdono la pazienza quando vengono riclassificate professionalmente come “operaie non qualificate”. Con ironia, buonsenso e coraggio riescono a farsi ascoltare dai sindacati, dalla comunità locale e dal governo. Rita O’Grady, loquace e battagliera leader del gruppo, sarà un’avversaria non facile per gli oppositori maschi e troverà nella deputata Barbara Castle un’alleata per affrontare il Parlamento. Insieme alle colleghe Sandra, Eileen, Brenda, Monica e Connie, Rita guiderà lo sciopero delle 187 tostissime operaie, ponendo le basi per la legge sulla parità salariale.
Un gruppo di donne marciano dai cancelli di Dagenham Ford verso Westminster, reclamano l’uguaglianza, salariale e sessuale, in uno degli striscioni hanno scritto: “We Want Sex Equality”, ma poiché questo non si srotola completamente si legge solo la frase “We Want Sex...” ed è subito scompiglio, tra urla, fischi e clacson. Ma alle gagliardissime operaie non mancherà la faccia tosta per affrontare anche il Parlamento. La carismatica Sally Hawkins veste i panni di Rita O’Grady, leader della protesta. “E’ stata una lotta che ha aperto molte strade nei successivi 40anni – dice la Hawkins – e sono felice di avere contribuito a dare vita a questo personaggio. We Want Sex è un film pieno di passione e verità. Racconta di persone realmente esistite e che, seppur sconosciute, sono riuscite a cambiare le cose”. Dirige Nigel Cole, che dopo le mature e comiche spogliarelliste di Calendar Girls, continua a raccontare con simpatia e ironia la ricchezza del mondo femminile.
Primissima.it


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13.12.10

LA MAREA SILENZIOSA

Orario settimanale del film in programmazione

Martedi 14 ore 21.30
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REGIA di Tommaso Cavallini
INTERPRETI: Gianni Giannini, Atos Davini, Alessandro Minoli, Melania Giaconi.
Produzione Flying Dutchman, Italia, 2010
TRAMA:La marea silenziosa si riferisce agli spostamenti degli operai della Piaggio di Pontedera tra la città e il villaggio della fabbrica dove questi vivono e dove il film è ambientato, quasi una citazione de La sortie de l'usine dei Fratelli Lumière. Un film per celebrare il mito della Vespa, destinato a tutti coloro che amano la Vespa perché ne hanno una, ne hanno avuta una o ne avranno una o ne vorrebbero avere una perché ne capiscono e ne apprezzano la filosofia. Un film per chi vuol conoscere dall’interno la storia di questo grande progetto industriale nato dalle rovine della guerra e trasformatosi in un successo mondiale, principalmente grazie alla visione di qualche ingegnere geniale alla capacità di un gruppo di industriali competenti e sopratutto a una granitica e forte realtà operaia. Un film per chi ama le storie di gente comune e per chi vuole godersi una bella storia d’amore.
DURATA: 85'



CRITICA:
Il film «La marea silenziosa» è prodotto per la Flying Dutchman srl da Lorenzo Minoli e scritto dallo stesso Minoli e Tommaso Cavallini, che ne firma anche la regia, co-produttore, Stefano Minoli. Gli interpreti: Gianni Giannini, Atos Davini, Alessandro Minoli, Melania Giaconi. «La marea silenziosa» racconta gli spostamenti degli operai della Piaggio di Pontedera tra la città ed il villaggio della fabbrica — il villaggio storicamente denominato «Piaggio» — dove questi vivono e dove il film è appunto, ambientato. Proprio tra una delle tute blu dei fabbricanti della Vespa e una ragazza del posto, nasce una storia d’amore.

Francesco, che da bambino si trasferisce con la famiglia da Pontedera negli Usa, ritorna nella cittadina pisana anni dopo per occuparsi del nonno Alceste, lavoratore Piaggio in pensione, che si è rotto un braccio e che sta perdendo la sua badante. Francesco è tuffato in una realtà che gli appartiene ma che non ricorda: ha persino dimenticato il modo di parlare toscano. Nel villaggio Piaggio impara a conoscere l’orgoglio dell’essere parte di un progetto (la Vespa) che contagia anziani e giovani ed infine, incontra Claudia che lo aiuta a sopravvivere in una nuova realtà, che in verità Francesco inizia ad apprezzare.

Claudia e Francesco si troveranno e vivranno la loro storia d’amore che li porterà ad inseguire i sogni artistici di Francesco. Ad interpretare il ruolo del nonno Alceste è Gianni Giannini, attore comico toscano che tra le altre cose vanta una importante partecipazione a «Amici Miei», a «Il Prato» dei i fratelli Taviani, «Il Burbero» di Castellano e Pipolo, con Adriano Celentano e che attualmente lavora producendo ed interpretando spettacoli in piazza. Il direttore della fotografia del film è Roberto Benvenuti; production design, Giovanni Natalucci e l’autore delle musiche, Carlo Siliotto. (La Nazione 23/08/2010)

9.12.10

TOSCA dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Opera in diretta: inizio spettacolo ore 20.30 - apertura cinema ore 19.30
Biglietto intero € 10,00,
Ridotto soci Coop € 8,00.

ZUBIN MEHTA dirige “TOSCA” di Giacomo Puccini al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e contemporaneamente, cinque sale cinematografiche toscane, attrezzate con tecnologia digitale per la ricezione via satellite, trasmetteranno la registrazione del capolavoro di Puccini per tutti quelli che non hanno la possibilità di assistervi dal vivo a Firenze.
È un'inedita e virtuosa sinergia a tre fra Teatro del Maggio, FST - Mediateca e Assessorato alla Cultura della Regione Toscana a rendere possibile questo dono alle città e ai cittadini del territorio, un atto d’amore che unisce per la prima volta la Fondazione lirica e i cinema toscani, grazie anche alla collaborazione degli esercenti e delle associazioni di categoria Agis, Anec e Fice, che hanno subito condiviso il progetto voluto dalla Sovrintendente del Teatro Francesca Colombo e sposato dall’Assessore Cristina Scaletti e dalla coordinatrice di FST – Mediateca Stefania Ippoliti.
Il 9 Dicembre sono coinvolte 5 sale cinematografiche toscane, in rappresentanza della fitta rete di sale tradizionali, che presto saranno attrezzate con la parabola satellitare, grazie anche al recente bando per l'innovazione tecnologica dei cinema varato della Regione Toscana.
È anche il primo passo sperimentale per una collaborazione continuativa: l’intento è infatti quello di arrivare a trasmettere con regolarità almeno uno spettacolo all’anno, dal Teatro Comunale di Firenze in tutta la Regione.
Acquistando il biglietto a soli 10 euro ( 8 euro soci Coop), tutti potranno, dalla sala più vicina a casa, godere l’opera - trasmessa in altissima qualità - e le sue arie più celebri, da “Vissi d’arte” a “E lucean le stelle”, nell’interpretazione di fuoriclasse quali Violeta Urmana (Floria Tosca), Marco Berti (Cavaradossi) e il grande Ruggero Raimondi, perfido Scarpia per antonomasia, per la regia di Mario Pontiggia e le belle scene e i costumi di Francesco Zito, nella stessa produzione che l’anno prossimo il Maggio esporterà anche in Giappone per la sua quarta tournée nel Paese del Sol Levante.

La rappresentazione ha inizio alle ore 20.30
Durata dello spettacolo Atto I 45' minuti
intervallo 40'
Atto II 40'
intervallo 35'
Atto III 30'
Durata complessiva
3 ore e 10'
Per informazioni 055.2719024
http://www.maggiofiorentino.it



TOSCA  Opera in tre atti
Musica Giacomo Puccini
Libretto Giuseppe Giacosa, Luigi Illica
Direttore Zubin Mehta
Regia Mario Pontiggia
Scene e costumi Francesco Zito
Luci Giancarlo Salvatori
...............................................
Floria Tosca Adina Nitescu
Mario Cavaradossi Marco Berti
Il Barone Scarpia Giovanni Meoni
Cesare Angelotti Alessandro Guerzoni
Il sagrestano Fabio Previati
Spoletta Carlo Bosi
Sciarrone Francesco Verna

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
I Ragazzi Cantori di Firenze diretti da Marisol Carballo
Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Con sopratitoli

ATTO I. La chiesa di Sant’Andrea della Valle. Cesare Angelotti, detenuto politico appena evaso, entra nella chiesa e si affretta a rifugiarsi nella cappella in cui, secondo l’accordo preso con la sorella, la marchesa Attavanti, troverà il necessario per la fuga. Il sagrestano, sentito rumore, si avvicina pensando che il pittore sia tornato; egli invece non c’è e il paniere con la sua colazione è intatto.

Quando questi torna al lavoro e scopre il quadro che sta per ultimare, il sagrestano riconosce nella Maddalena appena dipinta la sconosciuta che negli ultimi giorni aveva trascorso molte ore nella chiesa, assorta in preghiera. Messosi a dipingere, Cavaradossi riflette sulle misteriose affinità che ricorrono fra la bellezza della sua amante, Floria Tosca, celebre cantante, bruna e con gli occhi neri e la sconosciuta, bionda e con gli occhi azzurri: pur avendo ritratto quest’ultima, egli confessa di amare solo Tosca. Uscito il sagrestano, Angelotti credendosi solo esce dalla cappella. Scorto il pittore, riconosce in lui un amico che condivide le sue stesse idee rivoluzionarie.

Il colloquio fra i due è però interrotto dal sopraggiungere di Tosca. Cavaradossi, preoccupato per la sorte di Angelotti, lo fa nuovamente nascondere: Floria è buona ma gelosa e soprattutto molto religiosa, incapace dunque di mentire al proprio confessore. Tosca viene da Mario a proporgli un convegno d’amore per la sera stessa nella loro villa fuori città ma, riconosciuta nella Maddalena la marchesa Attavanti e credendola una rivale, dà sfogo alla sua gelosia.

Cavaradossi riesce a placarla con appassionate frasi d’amore e giurandole che andrà all’appuntamento e che, nel frattempo, non si muoverà dalla chiesa. Riappare allora Angelotti e rivela che sua sorella gli ha lasciato nella cappella abiti femminili per travestirsi e sfuggire al barone Scarpia, il capo della polizia.

Mario gli affida la chiave della sua villa fuori città: in caso di necessità nel pozzo del giardino troverà un rifugio sicuro. Si ode un colpo di cannone: l’evasione è stata scoperta. Mario si precipita ad accompagnare l’amico al rifugio che gli ha destinato. Torna il sagrestano circondato da chierichetti e coristi e annunzia la sconfitta di Napoleone a Marengo, ordinando a tutti di prepararsi per un solenne Te Deum di ringraziamento.

L’esultanza con cui i presenti danno inizio ai preparativi è interrotta dal sopraggiungere di Scarpia. Il temibile capo della polizia sospetta che l’evaso si sia nascosto nella chiesa, ed alcuni indizi lo confermano: un ventaglio dimenticato dall'Attavanti, il paniere della colazione ritrovato vuoto e l’assenza del pittore. Scarpia ne deduce che Cavaradossi possa aver aiutato l’evaso. Improvvisamente rientra Tosca in cerca di Mario, delusa perché i festeggiamenti per la sconfitta di Napoleone hanno sconvolto i loro piani: quella sera infatti dovrà cantare per la regina.

Non trovando l’amante, la sua gelosia riaffiora incontrollabile e Scarpia l’alimenta subdolamente mostrandole il ventaglio rinvenuto presso il palco del pittore: subito la donna riconosce lo stemma dell’Attavanti. Convinta che Mario abbia condotto la nuova amante nella villa, vola a sorprenderli. Scarpia dà ordine di seguirla, sicuro che li condurrà a scoprire Angelotti, quindi, mentre pare unirsi alla celebrazione del Te Deum, dà libero corso al suo desiderio di possedere Tosca e di ucciderne l’amante.

ATTO II. La camera di Scarpia al piano superiore di Palazzo Farnese. Scarpia è a cena, assorto nei suoi pensieri. Ha convocato infatti Tosca dopo il concerto di festeggiamento per la vittoria ed è certo che la donna, per amore del suo Mario, verrà: si esalta quindi all'idea della conquista violenta che si appresta a fare.

Entra Spoletta, un suo sgherro: ha seguito Tosca fino alla villa fuori città, ma Angelotti si è reso introvabile. Cavaradossi però è stato arrestato e viene condotto alla presenza di Scarpia: interrogato, nega di sapere dove sia l’evaso. Durante l’interrogatorio entra Tosca, che Mario scongiura di non rivelare quanto sa. Quindi Cavaradossi è chiuso nella stanza della tortura, ma il barone fa in modo che la donna senta quali sofferenze egli deve sopportare.

La tensione giunge al massimo, poi la donna rivela il nascondiglio di Angelotti e la tortura è interrotta. Tosca può così rivedere Mario, svenuto e insanguinato. Quando riprende i sensi è fiero di non aver parlato, ma ascoltando Scarpia ordinare a Spoletta di cercare l’evaso nel pozzo del giardino, comprende che Tosca ha parlato e, nell’ira, la maledice. Quando però Sciarrone, un altro sgherro, annuncia che, contrariamente a quanto creduto, Napoleone ha vinto a Marengo, Cavaradossi esulta di gioia e Scarpia lo fa condurre via perché sia giustiziato.

Frattanto Spoletta reca la notizia che Angelotti, scoperto, si è suicidato. Adesso Scarpia e Tosca si fronteggiano; dapprima il barone si mostra galante, propone di cercare una soluzione, quindi, divenendo sempre più brutale, rivela il suo vero intento: Cavaradossi sarà salvo solo se Floria gli si concederà. Invano Tosca lo scongiura, supplica la Madonna di soccorrerla: l’odio ed il disprezzo che il barone legge negli occhi della donna aumentano in lui il piacere della conquista.

Il tempo incalza inesorabile, l’esecuzione è ormai vicina: disperata, Tosca accetta il ricatto, ma esige la certezza che Mario sarà salvo. Il barone ribatte che non può liberare apertamente Cavaradossi: egli dovrà subire una fucilazione simulata e, convocato Spoletta, gli impartisce davanti a Tosca le opportune disposizioni, ingiungendogli in modo sibillino di comportarsi come già avvenuto per il conte Palmieri. Tosca chiede ancora un salvacondotto firmato dal capo della polizia che le permetta di fuggire con il suo amante. Dopo aver scritto l’ordine, Scarpia si slancia ad abbracciare Tosca, ma la donna lo pugnala con un coltello preso dalla tavola e lo uccide.

ATTO III. La piattaforma di Castel Sant’Angelo. L’alba è vicina e si sente da lontano il canto di un pastore. Cavaradossi è in attesa della fucilazione ed il carceriere acconsente di recare a Tosca un ultimo messaggio del condannato. Mario rievoca con passione i suoi incontri d’amore con Tosca, quando la donna sopraggiunge e, al colmo della gioia, gli mostra il salvacondotto di Scarpia.

Di fronte all’incredulità dell’amante gli rivela il ricatto del barone e di averlo ucciso con le sue stesse mani. Quindi lo istruisce su come comportarsi: egli dovrà fingere di cadere morto e non rialzarsi fino al segnale di Tosca. I due amanti si abbandonano allora a fantasticare con gioia sul loro futuro.

È il momento della fucilazione. Quando però i soldati si sono allontanati e Tosca invita Mario a rialzarsi, disperata si accorge che egli è stato ucciso: l'atroce inganno di Scarpia si è compiuto. Scoperta l’uccisione del barone, i soldati stanno per arrestare Tosca, che si uccide gettandosi nel vuoto.

............................................

26.11.10

PRECIOUS

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30
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REGIA di Lee Daniels
INTERPRETI: Mo'Nique, Paula Patton, Mariah Carey, Sherri Shepherd, Lenny Kravitz.
USA, 2009
TRAMA:Vincitore di numerosi premi internazionali, tra cui due premi Oscar e due premi al Sundance Film Festival,
Ambientato nel 1987, è la storia di Claireece “Precious” Jones (Gabourey Sidibe), una ragazza di sedici anni cresciuta in un mondo che nessuno mai vorrebbe conoscere. Claireece è incinta per la seconda volta di suo padre e a casa deve confrontarsi con una madre (Mo’Nique) arrabbiata e violenta che abusa di lei sia psicologicamente che fisicamente. Precious frequenta il primo anno di liceo e, nonostante gli ottimi voti in matematica, custodisce  un terribile segreto: è semianalfabeta. Precious è una ragazza dalla grandissima tenacia che dietro ad un’espressione impassibile cela uno  sguardo curioso, spinta dalla ferma convinzione che esistano altre possibilità per lei. Minacciata di espulsione dalla scuola perché di nuovo incinta, le viene offerta l'opportunità di trasferirsi in una scuola alternativa, "Each One Teach One". Precious non conosce il termine “alternativo” ma l’istinto le dice che questa è l’occasione che stava aspettando. Nel corso di alfabetizzazione tenuto dalla paziente quanto tenace Ms.Rain (Paula Patton), Precious comincia un cammino che la porterà dall’oscurità, dal dolore e dall’impotenza di fronte alle avversità della sua vita,  alla luce, all’amore e all’autodeterminazione.
DURATA: 109 minuti



CRITICA:
"...Narrativamente avventuroso, arditamente venato di realismo fantastico e di una violenza feroce è Push: Based on the Novel by Sapphire che, come dice il titolo, è tratto dal famoso romanzo della poetessa newyorkese Sapphire (tradotto in Italia, qualche anno fa, da Rizzoli). Anche qui bisogna fare un salto nel tempo, verso gli Eighties, ma la storia è ambientata al polo opposto dell'universo di Bret Easton Ellis - in un temibile complesso di case popolari del Bronx, tra i corridoi di una scuola differenziale, negli uffici squallidi di un'assistente sociale (Mariah Carey) in un ospedale macilento. Ma, più di tutto, nel coraggio (feroce anche quello) della protagonista Precious Jones (l'esordiente Gabourney Sidibe) una liceale, obesa, regolarmente picchiata da sua madre e incinta del secondo figlio di suo papà. ..." (Giulia D'Agnolo Vallan, Il Manifesto)



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5.11.10

UNA VITA TRANQUILLA

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore  21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 21.30

-
REGIA di Claudio Cupellini
INTERPRETI: Toni Servillo, Marco D'Amore, Francesco Di Leva, Juliane Köhler, Leonardo Sprengler.
Italia, Germania, Francia - 2010

Toni Servillo miglior attore al Festival Internazionale del film di Roma con "Una vita tranquilla".

TRAMA: Rosario Russo ha poco più di cinquanta anni. Da dodici vive in Germania dove gestisce, insieme alla moglie Renate, un albergo ristorante. La sua vita scorre serena: ha un bambino (Mathias), un aiuto cuoco (Claudio) che è anche un amico, e molti progetti per il futuro.
Un giorno di febbraio, però, tutto cambia. Nel ristorante di Rosario arrivano due ragazzi italiani. Il primo si chiama Edoardo ed è il figlio di Mario Fiore, capo di una delle più potenti famiglie di camorra. L'altro si chiama Diego, e Rosario lo riconosce subito perché Diego è suo figlio. Non si vedono da quindici anni, da quando Rosario si chiamava Antonio De Martino ed era uno dei più feroci e potenti camorristi del casertano.
Allora si era fatto credere morto e si era ricostruito una seconda vita in Germania...
DURATA: 105 minuti



CRITICA:
 Il Re Mida virtuoso del nostro cinema
Questo romano passa agli occhi dei puristi e dei difensori della casta come un festival di bocca buona, poco rigoroso e selettivo. Eppure da qui, in cinque edizioni, sono uscite un bel po' di novità. Per l'Italia, dopo i nomi di Angelini e di Diritti, ecco quello di Claudio Cupellini con Una vita tranquilla. Una delle quattro o cinque interpretazioni di Toni Servillo che abbiamo visto o a breve vedremo quest'anno. Impressionante come questo attore di lunga militanza teatrale, giunto alla notorietà cinematografica dopo i 40 anni con i film soprattutto di Sorrentino (L'uomo in più, Le conseguenze dell'amore), balzato alla consacrazione internazionale sulla soglia dei 50 con il doppio colpo di Gomorra e (soprattutto) Il divo, rappresenti oggi un riferimento imprescindibile, un vertice assoluto. Uno che qualsiasi cosa tocchi la rende preziosa. Se Gorbaciof di Incerti appoggia quasi l'intero peso del risultato sulle sue spalle, qui il peso è appena di poco più distribuito: è anche questa una vetrina per il suo virtuosismo. Rosario è un ex camorrista che ha seppellito il passato infame e sanguinoso e si è fatto dimenticare per diventare un tranquillo ristoratore dell'uggiosa e ordinata provincia tedesca: nuovo nome, nuova famiglia. Il passato torna a chiedere il conto e la finezza del film è nell'indagare tra le pieghe di una personalità doppia: non ha mai cessato di essere un farabutto che non esita a sacrificare le persone più care, ma è altempo stesso un uomo solo e pentito che davvero cerca il proprio riscatto. Servillo è un prodigio supertecnico, un Volonté senza l'anima ideologica? Ogni definizione suona insufficiente.
Paolo D'Agostini, La Repubblica pagina di Roma, 2/11/2010

Il regista Claudio Cupellini (Italia, 1973) è stato allievo di Paolo Virzì e Daniele Lucchetti al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal 1999 al 2005 realizza diversi cortometraggi fra cui: Le diable au vélo, esordio alla regia, Chi ci ferma più (2004) e La talpa (2005). Nel 2006 dirige La donna del Mister episodio del film 4-4-2 Il gioco più bello del mondo . Debutta nel lungometraggio con la commedia Lezioni di Cioccolato , che ottiene la nomination al David di Donatello (2008). Una vita tranquilla , da un soggetto vincitore del Premio Solinas (2001), scritto in collaborazione c on Filippo Gravino e Guido Iuculano, è il suo secondo lungometraggio. 





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22.10.10

FIGLI DELLE STELLE

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 18.30 - 21.30

-
REGIA di Lucio Pellegrini
INTERPRETI: Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi
Nazionalita' Italia anno 2010
TRAMA: Cinque personaggi, delusi dalle loro esistenze, decidono di rapire un ministro. Tuttavia, la convivenza tra gli inverosimili sequestratori e l'incredulo ostaggio si trasformerà in una surreale fuga sullo sfondo degli splendidi panorami montani della Valle d'Aosta.
DURATA:102 minuti



CRITICA:
Si può ridere di un gruppo di sfigati - tutti in qualche modo precari, professionalmente o emotivamente - che per sfogare l'angoscia, il disagio, l'incertezza che si respirano nell'Italia di oggi, decide di rapire un uomo politico, un sottosegretario del governo in carica? La risposta è semplice: sì, si può. Lo dimostra l'accoglienza calorosa ricevuta questa mattina da Figli delle stelle di Lucio Pellegrini. Commedia cinica, acida, dichiaratamente monicelliana, che racconta proprio l'improbabile storia di una banda di Soliti ignoti contemporanei. Con tanti agganci all'attualità: "Con l'aria che tira - scherza Fabio Volo, uno degli interpreti - è chiaro che il regista sarà al centro del prossimo dossier, dopo la Marcegaglia Porro si occuperà di lui...". Il riferimento ironico, come ovvio, è al recente caso Giornale.
Ma ci sono altri elementi forti, nella pellicola - nelle sale dal 22 ottobre, con distribuzione Warner Bros. Ad esempio, il viceministro sequestrato - in questa rivisitazione pasticciona della lotta armata - finisce per rivelarsi una brava persona, così come i suoi sfigatissimi aguzzini: mentre a fare la figura peggiore sono gli abitanti del paesino valdaostano dove si svolge la vicenda, perfetta rappresentazione di una società molto poco civile. C'è il riferimento a tanti temi caldi, dalle intercettazioni alle morti bianche. E c'è la circostanza che la vicenda del film si svolge in un'Italia in cui il rapimento - vero, tragico - di un leader politico ha segnato la storia. Ma a fare potenzialmente discutere sarà un altro elemento che traspare dal film: il suo fotografare, seppure con le armi della leggerezza e del sorriso, un disagio, una tensione, che in questo autunno caldo della politica e del confronto sociale (vedi le uova alle sedi Cisl) si respirano davvero. "Devo dire che venendo qui - confessa Pellegrini, in conferenza stampa - ho pensato alle ultime cose dell'attualità, ad esempio alla puntata di Report di ieri sera  (quella sugli affari di Berlusconi ad Antigua, ndr)... Quanto alle eventuali polemiche, se devono venire vengano: ma mi sembra evidente, dalla storia che raccontiamo, che il rapimento oggi è una cosa insensata". (...) "In Italia si fa tanta commedia - spiega il regista ai cronisti - ma pochissima legata a quello che accade effettivamente intorno a noi. Ad esempio, la realtà che diventa sempre più conflittuale, o lo scollamento tra le persone e la politica. In Italia si tende a raccontare ciò che accade solo 20 o 30 anni dopo: noi invece abbiamo provato a intercettare il momento attuale". Nel solco, dichiarato apertamente da Pellegrini, del cinema di Mario Monicelli: "Il suo sguardo sui perdenti è stato il mio punto di riferimento".
Claudia Morgoglione, La Repubblica 18/10/10





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15.10.10

GORBACIOf

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 18.30 - 21.30
-
REGIA di Stefano Incerti.
INTERPRETI: Toni Servillo, Yang Mi, Geppy Geijeses, Gaetano Bruno, Hal Yamanouchi.
Italia 2010, distribuzione: Lucky Red.
TRAMA: Marino Pacileo, detto Gorbaciòf a causa di una vistosa voglia sulla fronte, è il contabile del carcere di Poggioreale a Napoli. Pacileo, schivo e silenzioso, ha una sola passione: il gioco d’azzardo. Quando scopre che il padre di Lila, la giovane cinese di cui è innamorato, non può coprire un debito contratto al tavolo da gioco, Pacileo sottrae i soldi dalla cassa del carcere e li dà alla ragazza. Dal quel momento, tra partite sbagliate, riscossione di tangenti e rapine, inizia una spirale discendente dalla quale non riuscirà più ad uscire.
DURATA: 85 minuti



CRITICA:
Un film all'orientale, quasi surreale, ma ambientato nella dura realtà del quartiere napoletano di Vasto. Un'occasione per parlare di multiculturalità, di violenza e di vizi con i tempi lenti di quel tipo di cinema internazionale che tanto piace al regista Stefano Incerti. Gorbaciof è un film che riflette e fa riflettere, un progetto che ha richiesto grande passione e più di sei anni di lavoro. (...)
Durante la conferenza stampa Incerti  racconta della gestazione del film e dei problemi affrontati anche sul piano economico: "Siamo arrivati alle riprese senza avere un contributo statale. Questo per dire che un film non allineato come il nostro incontra grosse difficoltà in un paese come l'Italia". E poi ancora: "Abbiamo puntato inizialmente solo sul capitale privato. Il cinema deve avere una missione. Per essere pari a quello degli altri paesi deve osare di più".
Non c'è rabbia nelle parole del regista. La sua convinzione è che sia necessario fare delle scelte difficili e spesso poco sicure, anche pagando – come in questo caso – in termini di tempi di realizzazione: "Io mi auguro che contro decine di film italiani che parlano della famiglia e della crisi della coppia, temi che ormai la televisione riesce a racconta meglio, si capisca che il cinema è un'altra cosa".
Così, differenziandosi dal filone dei film italiani "che tendono più al dialogo", Gorbaciof decide di puntare sulla "pantomima", e cioè su una recitazione fatta prevalentemente di smorfie e di gesti che, se con Servillo sfiora talvolta il grottesco, nel caso di Lila è invece dettata dalla scarsa conoscenza della lingua italiana."Yang Mi non è mai uscita dalla Cina – ha evidenziato Incerti – L'ho scelta proprio per questo". Ed è sicuramente grazie alla sua presenza, oltre che al suo particolare modo di intendere il cinema, che il film ha preso una certa piega, una piega che guarda alla realtà del cinema internazionale.
Luca Volpe, 3/9/2010 mymovies.it

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Guarda Stefano Incerti e Toni Servillo intervistati alla Mostra del Cinema di Venezia.




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8.10.10

QUELLA SERA DORATA

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 18.30 - 21.30
-
REGIA di James Ivory
INTERPRETI
: Anthony Hopkins, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg, Omar Metwally, Hiroyuki Sanada.

TRAMA:
Omar Razaghi è uno studente di origini iraniane diplomatosi all'università del Colorado al quale viene assegnata un borsa di studio per scrivere la biografia ufficiale dell'autore scomparso latino-americano Jules Gund. Ma, a sorpresa, la Fondazione Gund nega a Omar l'autorizzazione alle ricerche. Su consiglio della fidanzata Deirdre, il ragazzo si reca in Uruguay per incontrare gli eredi e chiedere all'esecutore testamentario di cambiare idea. Ma si ritrova coinvolto in un vespaio di intrighi, relazioni improprie e stravaganze.
Gran Bretagna 2009, Thriller.
DURATA: 118 min



CRITICA:
Quella sera dorata (The City of Your Final Destination): la parola al regista James Ivory.
Dopo essere stato incluso nella programmazione del quinto Festival del Film di Roma, l’ultimo film di James Ivory, arriva nella sale italiane l’8 di ottobre distribuito dalla Teodora Film. A presentarlo alla stampa italiana è stato il regista stesso, recentemente rimasto orfano del suo produttore, nonché compagno di una vita, Ismail Merchant. “A Ismail sarebbe piaciuto girare un film ambientato in Paraguay” – ci ha confessato, un po’ commosso. “Avrebbe adorato il Sudamerica e sarebbe stato contagiato dall’allegria che ha accompagnato le riprese. Quando la lavorazione di un film è gioiosa, il risultato finale è sempre migliore. Poi ha aggiunto: “Forse, a rendere ancora più gradevoli le nostre giornate è stata la leggerezza della vicenda raccontata, una vicenda che somiglia a un’opera di Mozart, anche se i personaggi, che sono confinati in una sonnacchiosa casa di campagna, ricordano da vicino delle creature chekoviane”.
Anche se la sceneggiatura di Quella sera dorata è opera di Ruth Prawer Jhabvala, arrivata alla sua ventiquattresima collaborazione con il regista, Ivory ha subito intuito il fascino e le potenzialità del romanzo da cui il film è tratto. “Era una storia ricca di contrasti e di repentini mutamenti – cosa non molto frequente nel mio cinema, che definirei non troppo movimentato … l’opposto di Hollywood, per capirci, dove sembra che il cambiamento sia la conditio sine qua non per fare un film … entri in un qualsiasi Studio e sono tutti ossessionati dal cosiddetto arco narrativo … un personaggio deve partire da A e arrivare a B, sennò non se ne fa nulla. Una regola ferrea, a cui stavolta, pur disponendo di grande libertà e di mezzi produttivi autonomi, mi sono voluto attenere. E alla fine mi sono divertito a seguire i destini imprevedibili dei miei protagonisti”.
A spingere il regista a lanciarsi in questa emozionante avventura è stata anche la possibilità di visitare una terra straniera, un luogo sconosciuto non soltanto a lui, ma anche all’autore del libro. “Non ci crederete” – ha ammesso divertito - “ma Peter Cameron non era mai stato in Uruguay. Quando ho letto Quella sera dorata, ho pensato che la descrizione d’ambiente fosse perfetta, efficace, e quando finalmente ho raggiunto le location, mi sono detto: è esattamente come nel romanzo … Perfino Peter è rimasto sbalordito da se stesso quando ci ha raggiunto … devo dire che per un regista è una gran fortuna poter disporre del materiale di uno scrittore dall’immaginazione così fervida”.
Quella sera dorata, che può contare sulle performance di Charlotte Gainsbourg, Laura Linney, Alexandra Maria Lara e Omar Metwally, segna una nuova collaborazione fra Ivory e il suo attore-feticcio Anthony Hopkins. “Non lavoravo con Anthony dai tempi di Surviving Picasso, un film che si è rivelato particolarmente difficile sia per me che per lui, soprattutto per lui, perché non è rimasto soddisfatto della sua performance e non ha avuto grandi apprezzamenti né dal pubblico né dai critici. Questo film, invece, lo ha lasciato contento. Il suo problema è che tutti i registi continuano ad affidargli il ruolo del cattivo oppure a isolarlo, rendendolo il protagonista unico e assoluto di qualsiasi film. Al contrario, io sono convinto che Anthony dia il meglio di sé quando recita insieme ad altri attori. E’ una cosa che gli riesce benissimo e che deriva dalla sua solida formazione teatrale”. Nonostante lo ritenga un ottimo compagno di lavoro, James Ivory non reputa Hopkins un suo alter-ego. “Entrambi siamo pittori dilettanti, ma le analogie finiscono qui. Lui è inglese e io no, lui è una star del cinema e io no, lui ha avuto 3 matrimoni mentre io non mi sono mai sposato, lui ha sempre bisogno di lavorare, altrimenti sta male, io invece amo oziare di tanto in tanto. Mi sento vicino solo al personaggio che interpreta nel film, con cui ho in comune la vecchiaia e il desiderio di continuare a fare, ancora per un po’ di tempo, la vita che faccio”.
Questa identificazione di James Ivory in un suo personaggio non ci stupisce, perché è una cosa che capita in ogni suo film: “Tutti i miei film sono autobiografie divise in 3: c’è una parte di me, una parte di Ismail, una parte di Ruth. Ci sono i viaggi che abbiamo fatto, le emozioni che abbiamo provato, le persone che abbiamo incontrato e le nostre grandi passioni, in prima fila la letteratura”. A proposito di letteratura, non è vero che la maggior parte dei film di Ivory sono adattamenti di testi teatrali o romanzi. “Solo il 60% dei miei film prendono spunto da un libro – ha precisato. – “Sono quelli più famosi, da Camera con vista a Casa Howard, passando per Quel che resta del giorno. Ma ho fatto anche altro, e adesso mi piacerebbe davvero poter lavorare su una sceneggiatura originale, preferibilmente ambientata ai giorni nostri”.
Prima di salutarci, James Ivory ha brevemente accennato al suo prossimo progetto, che non sarà un film, ma una rappresentazione della durata di una settimana che si svolgerà in occasione dei 500 anni dalla morte di Giorgio Vasari. Mescolerà poesia, teatro e danza e avrà luogo a Firenze in Piazza della Signoria.
Carola Proto, comingsoon.it



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17.9.10

MANGIA, PREGA, AMA

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 21.00
Sabato, Domenica e Festivi: ore 18.00 - 21.00
-
La colonna sonora del film e' firmata dal musicista pisano Dario Marianelli, Premio Oscar 2008.
REGIA di Ryan Murphy
INTERPRETI
: Julia Roberts, James Franco, Billy Crudup, Javier Bardem, Richard Jenkins, Viola Davis, Luca Argentero, Arlene Tur, Tuva Novotny, Stephanie Danielson, James Schram.
TRAMA:
Liz Gilbert (Julia Roberts) ha tutto ciò che una donna moderna può sognare – un marito, una casa e una carriera di successo – ma come tante altre donne, è insoddisfatta, confusa ed è alla ricerca di cosa effettivamente desidera dalla vita. Appena divorziata, trovandosi ad un bivio, Liz decide di allontanarsi dal suo mondo rischiando tutto e, per dare un cambiamento radicale alla sua vita, intraprende un viaggio intorno al mondo, un percorso per ritrovare se stessa. Nel suo viaggio in Italia riscopre il piacere di mangiare; in India arricchisce la sua spiritualità e, inaspettatamente, a Bali ritrova il suo equilibrio interiore grazie al vero amore.
USA 2010, Drammatico
DURATA: 133 min



CRITICA:
Era dai tempi di Erin Brockovich che Julia Roberts non sosteneva un film tutto da sola, sulla forza del suo carisma personale e della sua presenza scenica: e per due ore e venti la diva più pagata d’America mette il suo voltaggio a disposizione di un ruolo che è piaciuto ai sei milioni di lettori (in maggioranza lettrici) nei soli Stati Uniti del best seller da cui è tratto questo film, un road movie al femminile che è anche un racconto iniziatico di consapevolezza muliebre. Un esperimento interessante perché, come spesso abbiamo scritto su queste pagine, il cinema occidentale sta individuando nel femminile un ruolo guida vincente, che Roberts incarna a perfezione. Liz, la protagonista della storia, fa innamorare ogni uomo che incontra e poi lo lascia anzi, se ne libera come di una pelle rinsecchita nella sua trasformazione da bruco a farfalla: per giunta, nessuno di questi uomini riuscirà più a dimenticarla.
Paola casella, Europa, 18 settembre 2010

Ryan Murphy, il creatore di serie mitiche come Nip/Tuck e Glee, era da tempo che voleva portare sullo schermo la storia di Elizabeth Gilbert. Fino a che è arrivata Julia Roberts e tutto è stato possibile.
Liz Gilbert (Roberts) ha tutto ciò che una donna moderna può sognare – un marito, una casa e una carriera di successo – ma come tante altre donne, è insoddisfatta, confusa ed è alla ricerca di cosa effettivamente desidera dalla vita. Appena divorziata, trovandosi ad un bivio, Liz decide di allontanarsi dal suo mondo rischiando tutto e, per dare un cambiamento radicale alla sua vita, intraprende un viaggio intorno al mondo, un percorso per ritrovare se stessa. Nel suo viaggio in Italia riscopre il piacere di mangiare; in India arricchisce la sua spiritualità e, inaspettatamente, a Bali riscopre l'intensità di una storia d'amore.
Prodotto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt, diretto da Ryan Murphy che ha curato anche la sceneggiatura insieme all’attrice Jennifer Salt, e tratto dal bestseller autobiografico di Elizabeth Gilbert, Eat, Pray, Love: One Woman's Search for Everything Across Italy, India and Indonesia, il film vede Julia Roberts nel ruolo di una divorziata in crisi che intraprende un lungo viaggio intorno al mondo per ritrovare se stessa. “Intorno ai trent'anni - ha raccontato l'autrice - proprio mentre cercavo di mettere su famiglia insieme a mio marito, convinta che quella fosse la mia strada, mi resi conto che quel tipo di vita non mi apparteneva per niente. Non era una casa e una famiglia ciò che desideravo. Così, ringrazio sempre di avere avuto l’opportunità di poterlo fare ma, vi assicuro che in ogni modo non è una decisione che si prende con leggerezza... Tre anni dopo il mio divorzio decisi di intraprendere un lungo viaggio alla ricerca di me stessa, di quella insoddisfazione che non se ne era mai andata, di quel vuoto che mi prendeva lo stomaco. Il viaggio mi portò a Roma, a Mumbai e Bali”. Grande cast oltre alla Roberts, con Crudrup nella parte dell’ex-marito, Jenkins in quella di iniziatore alla spiritualità, Franco come giovane amante e Bardem, il vero amore.
primissima.it

PRODUZIONE: Columbia Pictures, Plan B Entertainment, Red Om Films
DISTRIBUZIONE: Sony Pictures Releasing Italia



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11.9.10

20 SIGARETTE

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi, Sabato, Domenica  spettacolo unico ore 21.30
-
Presentato alla 67° Mostra del Cinema  di Venezia il film ha appena vinto: Premio Controcampo Italiano, Menzione Speciale per l'Intepretazione, Premio "Kodak", Premio "Arca CinemaGiovani" Migliore Film Italiano a Venezia, Biografilm Festival Award.

REGIA di Aureliano Amadei
INTERPRETI: Vinicio Marchioni, Carolina Crescentini, Giorgio Colangeli, Orsetta De Rossi Alberto Basaluzzo.
Italia; 2010.
TRAMA: Il 28enne Aureliano, anarchico e antimilitarista, nonostante le sue convinzioni, le critiche e le preoccupazioni di amici e familiari decide di partire per l'Iraq in qualità di aiuto regista di Stefano Rolla, impegnato nelle riprese per un documentario sulla 'missione di pace' dei militari italiani. Il ragazzo si troverà ben presto catapultato in quell'universo militare che lui non ha mai approvato e su cui ha molti pregiudizi, ma diverrà anche consapevole che tra coloro che incontra vige una umanità e un senso di fratellanza che, in fondo, appartengono anche a lui. Poi, il 12 novembre 2003, l'attentato di Nassiriya cambierà per sempre la sua vita: Stefano Rolla non tornerà più e Aureliano, pur gravemente ferito, sarà l'unico civile sopravvissuto alla strage. 
DURATA: 94 minuti



CRITICA:
Il film su Nassiriya si porta dietro quattordici minuti di applausi ma anche una scia di veleni. Aureliano Amadei è il regista che in Venti sigarette, ospite di Controcampo Italiano, racconta se stesso col volto di Vinicio Marchioni. Aureliano è il giovane sopravvissuto al massacro in Iraq avvenuto nel 2003.
Diciannove morti: dodici carabinieri, cinque soldati dell'esercito e due civili. Aureliano aveva 28 anni. Era arrivato a Nassiriya da 22 ore.
Questo è il suo primo film, senza eroi, dove al centro c'è una ricerca umana, nato dal libro che aveva scritto su questa vicenda. Parla con i suoi occhi chiari che sembrano schizzare fuori, come a ricordare che la vita continua e che è tutto intero malgrado i postumi alla caviglia e le nove operazioni subite. È un ex pacifista e antimilitarista, uno che si finse gay per evitare la naia. «Arrivai in Iraq imbottito di pregiudizi. Mi sono ricreduto». Ma gli è rimasta la voglia di controcanto dentro.
E al Lido dopo essersela presa con i militari va in rotta di collisione perfino con i suoi produttori, Claudio Bonivento e Tilde Corsi. Aureliano parla di boicottaggio: «Sul mio computer ho ricevuto minacce di parenti dei militari in missione, dicono che ho infangato l'esercito. Poi alcune famiglie, che sono state contattate da persone vicine al ministero della Difesa, chiedono di bloccare l'uscita». I produttori: «Sono sue fantasie, che smentiamo. L'esercito anzi, approvata la sceneggiatura, ci ha aiutato in ogni modo». Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto: «Non c'è stata alcuna pressione». In sala appare un uomo pieno di dignità e misura, è il generale in pensione padre di Max Ficuciello, il militare che cadde a Nassiriya e che fu l'angelo custode di Aureliano in quelle poche ore. A lui viene dedicato il film.
Il regista: «Ho conosciuto carabinieri che dicevano peste e corna della situazione in Iraq, poi ai tg recitavano a memoria dispacci istituzionali. Ai funerali di Stato i parenti delle vittime erano relegati in fondo per far posto, vicino alle bare, alle massime autorità dello Stato. Ci sono le verità poco note, il deposito italiano di munizioni esplose provocando altre vittime, mentre in un primo tempo si parlò di scontro a fuoco con i terroristi». Ancora: episodi più marginali epperò vissuti come uno scandalo nel granito delle regole militari. Come le canne che giravano all'Ospedale del Celio mentre Aureliano era in convalescenza. Lui non ha ritratto un monolito ma la varia umanità dei soldati, «guerrafondai, comunisti, gente simpatica, c'è di tutto».
Ed è proprio un viaggio intorno all'uomo quello che ha compiuto: «Non è un film sulla guerra, il miglior modo di omaggiare quei caduti è di chiamarli esseri umani; se li chiamassi eroi sarebbe come dargli dei farabutti o dei mercenari, parole senza significato». Era andato per aiutare il regista Stefano Rolla (caduto nell'attentato, nel film è Giorgio Colangeli), che avrebbe dovuto girare un film sull'opera di recupero di reperti archeologici da parte del contingente italiano. Dice «un atto d'accusa». Ma alla fine contro chi? «Contro le istituzioni che hanno cavalcato la vicenda, è prevalsa l'ipocrita retorica patriottarda che non ci ha permesso di riflettere sulle cose che si potevano fare, sulla verità dei fatti, su cosa andò storto, sul perché pensavamo di essere amati e invece eravamo oggetto di odio come gli americani. Senza contare la Chiesa. Il cardinale Ruini all'omelia del funerale pronunciò queste parole: "Non ci faremo intimidire, risponderemo con tutte le forze di cui siamo capaci". E in una scena si ascolta: "In Chiesa non si udì una sola parola contro la guerra. La parola eroismo fu menzionata dodici volte, patria cinque volte"».
Il film comincia da Aureliano con gli amici in allegria, (Carolina Crescentini fa la ragazza che diventerà sua moglie), la guerra è qualcosa che non ti appartiene, non ci pensi. L'attentato è ricostruito in maniera cruda. Il caos, i timpani sfondati, i cadaveri dilaniati, le fiamme, il terrore che spezza il fiato, il corpo insanguinato di un bambino immobile, candido, freddo, che gli mettono in braccio mentre lo caricano diretto all'ospedale. «Ho scelto di non risparmiare nulla allo spettatore, che vive quei minuti di terrore come li ho vissuti io». Cosa le ha lasciato tutto questo? «Rabbia, umanità, amore. Ho capito che l'uomo viene prima di qualsiasi ideologia». La troupe gli chiedeva di autografare il suo libro.
Valerio Cappelli, Il Corriere della sera 6/09/2010

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10.9.10

COSI' FAN TUTTE

In diretta dalla Royal Opera House di Londra
Venerdi 10 settembre alle ore 20.00 un nuovo prestigioso evento che inaugura la stagione lirica della Royal opera House di Londra.
Così fan tutte di Wolfang Amadeus Mozart, dramma giocoso in 2 atti, la terza e ultima delle opere italiane del musicista, su libretto di Lorenzo da Ponte.


Durata spettacolo:  3 ore e 30' circa
Apertura biglietteria ore 18.30


LumièreCinema si  è dotato di nuovi apparati in tecnologia digitale ed ha  aderito al  network Microcinema. Diviene così possibile  proiettare spettacoli in  diretta dai maggiori teatri italiani ed esteri.

COSI FAN TUTTE ossia La scuola degli amanti
È la fede delle femmine come l'araba fenice: che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa.  (Don Alfonso)

Due giovani ufficiali scommettono sulla fedeltà delle loro fidanzate.  Per metterle alla prova, fingono di partire per la guerra e ricompaiono  subito dopo travestiti. Sono irriconoscibili e buffi, ma pur sempre  attraenti. Cercano di conquistare la fidanzata dell'altro e dicono di  volerle sposare. Dopo qualche resistenza, ottengono il loro consenso. A  questo punto si fanno riconoscere, suscitando imbarazzo e pentimento  nelle due fanciulle. 

Non esistono informazioni dettagliate e attendibili sulla genesi di “Così fan tutte – ossia la scuola degli amanti”. Fra le poche certezze, il fatto che l’incarico fu dato a Mozart direttamente dall’Imperatore, probabilmente in seguito al successo ottenuto dal Figaro, ripreso a Vienna nel 1789. La prima esecuzione avvenne a Vienna il 26 gennaio del 1790. L'opera fu trascurata  o severamente giudicata (da Beethoven e Wagner per esempio) nel corso dell'Ottocento e solo in tempi relativamente recenti la critica specializzata ha fatto luce sul suo valore musicale e letterario.
L'allestimento di Jonathan Miller trasporta l'opera ai giorni nostri asserendo che la moda e la tecnologia sono sicuramente cambiati dai tempi di Mozart, ma il comportamento delle persone rimane invariato.


Direttore: Thomas Hengelbrock.
Regia/Designer: Jonathan Miller.
Luci: Jonathan Miller and John Charlton
Ferrando: Pavol Breslik
Guglielmo: Stéphane Degout
Don Alfonso: Thomas Allen
Fiordiligi: Maria Bengtsson
Dorabella: Jurgita Adamonyte
Despina: Rebecca Evans

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telefono 050.9711532

3.9.10

LETTERS TO JULIET

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi, Sabato, Domenica: ore 21.30
spettacolo unico
.
REGIA di Gary Winick
INTERPRETI: Vanessa Redgrave, Franco Nero, Amanda Seyfried, Christopher Egan, Gael García Bernal.
USA, 2010.
TRAMA:Sophie è una brava giornalista, in cerca dello scoop per emergere e ottenere la fiducia del direttore. Quando decide di concedersi un viaggio in Italia con il futuro sposo, prossimo all'apertura del suo nuovo ristorante, si ritrova presto sola, a vagabondare per Verona mentre lui si cura solo di prosciutti e formaggi. Nel cortile della casa di Giulietta, Sophie trova la lettera d'amore di una certa Claire per il suo Lorenzo, depositata 50 anni prima e rimasta nascosta tra le pietre del muro. Intenerita, l'americana risponde ed ecco presentarsi a Verona la vecchia Claire, in compagnia del bel nipote, Charlie. È l'occasione per il servizio che cercava, ma anche l'inizio di un'avventura romantica.
DURATA: 105 minuti.




CRITICA:
Se la storia di Giulietta e Romeo  sia vera o se i due innamorati siano realmente vissuti a Verona, è irrilevante. Mezzo milione di turisti arrivano ogni anno in questa città dell’Italia settentrionale  (90 minuti ovest da Venezia), soprattutto per visitare il cortile dove bigliettini riguardanti amori perduti o trovati sono attaccati  al muro di pietra. Le persone si mettono in posa sul balcone accanto alla statua di bronzo di Giulietta (il suo seno destro è lucidissimo, c’è la tradizione di toccarlo perché si dice che porti fortuna). “La cosa meravigliosa di questa tradizione (quella del cortile) e dell’amore in generale, è che ci vogliono credere tutti”, dice il regista Gary Winick.  Dagli anni Trenta in poi “Giulietta” ha ricevuto migliaia di lettere da tutto il mondo: talvolta sono semplicemente indirizzate a “Giulietta – Verona”, eppure arrivano tutte a destinazione  (il club di Giulietta), dove sono al  lavoro molti volontari.  Tutte le lettere ricevono risposta, a volte con l’aiuto di traduttori esterni.
“Più ci documentavamo su questo fenomeno e più ci sembrava un’idea bella,  romantica. Così alla fine andammo alla Summit pensando già a Gary come regista, e ci volle molto poco a mettere insieme il tutto ”, racconta Kaplan.
Lo scenografo Stuart Wurtzel ha cambiato la location (l’ingresso al cortile era un muro bianco coperto di graffiti) aggiungendo mura e colonne di pietra finte, dando un aspetto meno turistico e più consono a come sarebbe stato ai tempi di Giulietta.
“I colori dell’Italia sono i colori della terra ed è bellissima in ogni luogo. La mia intenzione era quella di tornare indietro nella storia, di non intromettermi e di non alterarla”, ci spiega  Wurtzel.
La prima cosa nella mente di Winick era di non creare un’Italia da cartolina dove “lo sfondo diventa il piano ravvicinato”.
“Insieme al direttore della fotografia Marco Pontecorvo abbiamo deciso che il valore del film doveva essere  il realismo dell’emozione, e che la bellezza del contorno sarebbe servita solo  come supporto alla storia e non viceversa”,  spiega Winick.
(dal pressbook del film)


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20.6.10

Estate 2010

Ringraziamo gli spettatori che si sono aggiunti, giorno dopo giorno, e hanno scelto la nostra programmazione cinematografica ed anche i numerosi che in primavera hanno seguito con entusiamo l'inaugurazione degli eventi teatrali live con "L'Opera in diretta" dai Teatri d'Italia.
Vi aspettiamo al termine dell'estate con la nuova stagione e molte novità.

LumièreCinema, scelte di qualità

a presto...

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11.6.10

I GIORNI DELLA PAURA

In programmazione Sabato 19 giugno: ore 21.00
Un film di Alessandro Tofanelli

Precede la proiezione un incontro con Alessandro Tofanelli regista,
Giancarlo Lunardi Presidente del parco San Rossore Migliarino Massaciuccoli,  
Rodolfo Pardini Sindaco del Comune di Vecchiano,   
Andrea Pieroni Presidente della Provincia di Pisa,  
Ugo Di Tullio Presidente Mediateca Regionale Toscana Film Commission.
La Proiezione è promossa da LumièreCinema e Associazione Arsenale.

La notte del 24 dicembre 2009 la rottura di un argine del fiume Serchio all’altezza di Nodica, frazione del comune di Vecchiano, ha provocato l’allagamento massiccio della zona che dal fiume arriva fino quasi alle rive del lago Massacciuccoli.
Fin dalla mattina del 25 dicembre ho iniziato a riprendere per mezzo di una cinepresa questo disastro, che ha avuto ripercussioni drammatiche sulla vita familiare e produttiva della popolazione della zona.
Le riprese sono proseguite anche nei giorni successivi: è stato così possibile documentare i danni alle abitazioni e alle aziende e il modo in cui le persone hanno cercato di far fronte a questi danni, nonché la profonda trasformazione che ha subito il paesaggio.
Il documentario ha seguito l’evolversi quotidiano della situazione non ricorrendo a un linguaggio di tipo giornalistico, bensì privilegiando il racconto che si è sviluppato dalla giustapposizione delle immagini con le parole degli uomini e delle donne del luogo.
Il ricavato dalla commercializzazione del documentario sarà devoluto alle vittime di questo disastro.
Alessandro Tofanelli

6.6.10

LA TOSCA

In diretta dal Teatro Carlo Felice di Genova
Giovedì 10 giugno con inizio alle ore 20.30 è di scena il melodramma d'amore e morte sullo sfondo della città eterna.
Opera in tre atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dal dramma di Victorien Sardou, musica di Giacomo Puccini.
Grandi interpreti: Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Claudio Sgura.

Durata spettacolo:  3 ore circa
Apertura biglietteria ore 18.30


LumièreCinema si è dotato di nuovi apparati in tecnologia digitale ed ha aderito al network Microcinema. Diviene così possibile proiettare spettacoli in diretta dai maggiori teatri italiani ed esteri.

TOSCA
Il capolavoro pucciniano. Uno dei titoli più amati della tradizione lirica italiana.
Il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma andava in scena, in prima assoluta, il capolavoro pucciniano basato sul dramma omonimo di Victorien Sardou. L'opera era diretta da Leopoldo Mugnone e tra gli interpreti principali figuravano Hericlée Darclée (Tosca), Emilio De Marchi (Cavaradossi) e Eugenio Gilardoni (Scarpia). Le scene e costumi erano firmati da Adolf Hohenstein, uno dei maestri della grafica e un pioniere del manifesto pubblicitario (sua è pure la celeberrima affiche di Tosca dove, in un drammatico giuoco di luci ed ombre, è ritratta la protagonista nella scena della morte di Scarpia).
Proprio le scene di Hohenstein, realizzate da Ettore Rondelli, potranno essere ammirate nello spettacolo diretto dalla bacchetta di Jari Hämäläinen, giovane podio finlandese che ha all'attivo una lunga dimestichezza con il repertorio lirico italiano nei teatri tedeschi e dell'estremo nord europeo e con la regia e le luci di Renzo Giacchieri.

Protagonista d'eccezione l'amatissima coppia lirica dei genovesi Fabio Armiliato (Cavaradossi) e Daniela Dessì (Tosca). A completare il cast, uno Scarpia di grande rilievo: Claudio Sgura, che recentemente ha debuttato al Covent Garden in 'Fanciulla del west', e poi Enrico Iori (Angelotti), Armando Gabba (Sagrestano), Mario Bolognesi (Spoletta), Angelo Nardinocchi (Sciarrone).

Direttore: Jari Hämäläinen,
Regia: Renzo Giacchieri,
Scene: AdolfHohen stein,
Realizzate da: Ettore Rondelli,
Luci: Renzo Giacchieri,
Allestimento: Fondazione del Teatro dell'Opera di Roma,
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice,
Maestro del Coro: Franco Sebastiani,
Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice,
Maestro del Coro di Voci Bianche: Gino Tanasini.


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31.5.10

THE ROAD

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi 9 giugno: ore 21.30
Sabato 5, Domenica 6: ore 18.30 - 20.30 - 22.30
-
REGIA di John Hillcoat.
INTERPRETI: Viggo Mortensen, Kodi Smit-McPhee, Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pearce
USA, 2009, Vietato Minori anni 14.
TRAMA:Dal romanzo di Cormac McCarthy.
Un padre e un figlio attraversano l'America distrutta e nella morsa del gelo. Il loro viaggio li porta verso sud, verso un clima migliore, sebbene non sappiano cosa li attende là. Per difendersi nel loro viaggio hanno solo una pistola e come bagaglio solo gli abiti che hanno addosso e un sacco di cibo avanzato.
DURATA: 112 minuti



CRITICA:
Cosa resta quando tutto scompare? Come resistere quando la resistenza non ha più senso e il tempo infinito resta il solo spazio da abitare?
Tratto dal omonimo romanzo di Cormac McCarthy, The Road di John Hillcoat è un film impressionante. Che fa paura e che s’insinua sotto la pelle. Rispetto alla scansione ritmica della pagina, impossibile da tradurre filmicamente, il regista compie un incredibile tour de force formale e stilistico nel mettere in scena un mondo giunto al capolinea senza indebitarsi con il filone distopico o postcatastrofico.
Il mondo della fine di Hillcoat è una bolla beige sporca percorsa da feroci assassini cannibali che per fortuna restano sempre fuori campo. Quando il mondo è finito, al limite basta evitare i sentieri battuti dagli altri per evitare un conflitto frontale. Anche se le guerre continuano a esistere persino dopo la fine.
Hillcoat filma con estrema precisione il venire meno dei corpi. La loro fame perenne, la loro paura, la loro sporcizia. E soprattutto riesce a rendere con lancinante dolore il grumo biblico che sta al centro del libro di McCarthy.

Un uomo e un bambino “portano il fuoco” in un mondo nel quale piove sempre. E quando non piove, piove cenere. Con una secchezza priva di orpelli, il regista mette in scena la possibilità di un altro inizio. Un inizio che annega nel dolore e nella paura come un parto le cui doglie si protraggono per notti intere.
E soprattutto filma spietato i mille e oltre modi con cui un nascente nucleo sociale può essere annientato in un attimo. Come un requiem nel segno di una disperata pietas, The Road è il lamento di un mondo finito che prova a rinascere ancora. Se Cormac McCarthy riscrive con The Road la sua personale visione del mito della frontiera, Hillcoat, rischiando di bruciarsi a contatto con uno dei libri più intensi e motivati dello scrittore statunitense, riesce a rispettarne lo spirito tradendone (necessariamente) a tratti la lettera.
Probabilmente sono pochi i film che tentano in maniera così radicale di toccare lo spettatore. Hillcoat, già fattosi notare con The Proposition, è un cineasta che conserva negli occhi la memoria visiva della grande frontiera ma non è così ingenuo da fingere che nulla sia cambiato.


Sito ufficiale del film The Road


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26.5.10

COPIA CONFORME

Orario settimanale del film in programmazione
Mercoledi, Giovedi, Venerdi: ore 18.30 - 21.30
Sabato, Domenica e Festivi: ore 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30
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Juliette Binoche premio miglior attrice al festival di Cannes 2010
REGIA di Abbas Kiarostami.
INTERPRETI: Juliette Binoche, William Shimell, Jean-Claude Carrière, Agathe Natanson, Gianna Giachetti.
Francia / Italia / Iran, 2010.

TRAMA:Lo scrittore inglese James che, in occasione dell'uscita in Italia del suo ultimo libro, tiene una conferenza sulla stretta relazione tra l'originale e la copia nell'arte, conosce una giovane gallerista d'origine francese, con la quale passa qualche ora per le stradine di un piccolo paese del sud della Toscana. Quando la donna per divertimento lo spaccia per suo marito, un uomo spesso assente, lo scrittore si presta al gioco. Un gioco che però si rivela pericoloso e diventa difficile discernere il vero dal falso.
DURATA: 106 minuti



CRITICA:
James Miller, un noto saggista, presenta a Firenze il suo ultimo libro intitolato «Copia conforme» nel quale sostiene che le copie abbiano un valore intrinseco superiore all'originale. Lei, una piccola mercante d'arte, assiste con il figlio alla presentazione e poi fa in modo di conoscere l'autore per fargli firmare alcune copie. Il giorno successivo, domenica, lo accompagnerà a Lucignano per 'mostrargli una sorpresa'. Mentre i due si trovano in un piccolo locale e lui è uscito per rispondere a una telefonata, la proprietaria allude a loro come a una coppia sposata e Lei sta al gioco. Gioco che proseguirà anche al rientro di James.
Alla non più tenera età di 70 anni (portati peraltro benissimo) è nato un nuovo Kiarostami. Se ne era avuta una prima avvisaglia nell'incerto episodio di Tickets ma oggi, dopo il teorico Shirin, ne abbiamo una piacevolissima conferma. Intendiamoci: il pluripremiato e osannato dalla critica (che a Cannes è sembrata oltremisura spiazzata) non ha affatto smesso di interrogarsi sulla natura umana e non ha neppure rinunciato a una ricerca stilistica. Ha però scelto una modalità diversa di approccio. Ha deciso cioè di compiere ancora, come spesso è accaduto nel suo cinema, un viaggio che comportasse non solo uno spostamento fisico nello spazio ma un percorso, talvolta doloroso, nelle psicologie dei personaggi. È quanto accade anche questa volta ma con una leggerezza e una voglia di ‘giocare' (non dimentichiamo mai che in francese e in inglese recitare diventa ‘to play' e ‘jouer') con un doppio livello di rappresentazione.
Nel film si recita ovviamente (brava, ça va sans dire, Juliette Binoche ma altrettanto efficace il baritono prestato al cinema William Shimell) ma gli stessi personaggi, da un certo punto in avanti ‘recitano' il ruolo di una coppia sposata da quindici anni. Ne nasce un' analisi di speranze, illusioni e disillusioni che attraversano tante 'cop(p)ie conformi' sullo sfondo di una Toscana che diviene a sua volta protagonista. Kiarostami ha deciso di girare un film non ‘alla Kiarostami'. Viva Abbas.
Giancarlo Zappoli, Mymovies.it



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